Un’immagine ottenuta componendo osservazioni effettuate dai due telescopi orbitanti Chandra e Spitzer mostra ciò che rimane di un’esplosione di supernova avvenuta non molto tempo fa. La stella che ha terminato il suo ciclo evolutivo in maniera così violenta si trovava nelle regioni centrali di un giovane ammasso stellare distante da noi circa 20.000 anni luce e localizzato in direzione della costellazione del Sagittario. Il materiale espulso dall’immane esplosione sta spazzando lo spazio circostante a velocità di migliaia di chilometri al secondo, interagendo con le stelle dell’ammasso.
L’immagine di G54.1+0.3, questa è la sigla con cui è stato denominato questo resto di supernova, mostra l’immagine X ottenuta da Chandra in colore azzurro mentre quella di Spitzer in giallo-rosso. La sorgente bianca al centro dell’immagine è una stella di neutroni in rapida rotazione (pulsar) che è ciò che resta delle regioni centrali della stella che, dopo aver subito un repentino collasso, è esplosa. La pulsar con il suo fortissimo campo magnetico genera un vento di particelle di altissima energia, visibile nei dati di Chandra, che si espande nell’ambiente circostante rendendo luminoso il materiale eiettato al momento dell’esplosione di supernova. L’inviluppo infrarosso che circonda la zona spazzata dalle particelle emesse dalla pulsar è invece costituito da gas e polveri che si stanno espandendo nell’ammasso stellare. Questo materiale viene riscaldato dalla radiazione emessa dalle giovani stelle che formano l’ammasso ed emette radiazione nella banda infrarossa dello spettro elettromagnetico. La polvere più vicina alle stelle è più calda e nell’immagine appare di colore giallo, ma parte di questa nube di gas e polveri in espansione viene anche riscaldata dal vento di particelle emesse dalla pulsar.
L’ambiente particolare (un ammasso stellare) in cui si è verificata questa esplosione ha permesso di osservare per la prima volta le polveri espulse dall’esplosione di supernova che di solito sono troppo fredde per poter essere osservate nell’infrarosso. Senza la presenza delle stelle che formano l’ammasso non sarebbe stato possibile osservare questo inviluppo di polveri, almeno fino a quando non fossero state riscaldate dall’onda d’urto prodotta dall’esplosione stellare. L’azione di questo riscaldamento da shock tende a distruggere la maggior parte delle particelle più piccole di polvere. In G54.1+0.3 è invece possibile osservare la polvere originale prima dell’interazione con la sopravvenente onda d’urto. Ciò permette per la prima volta di poter studiare la polvere originaria prodotta durante l’esplosione di supernova. La natura e la quantità di polveri prodotte durante questi eventi rappresentano ancora un mistero e lo studio di G54.1+0.3 può fornire un notevole contributo alla sua soluzione.