Dopo un periodo tranquillo, il Sole ha ripreso a farsi sentire. Alcuni giorni fa, il 24 agosto, sulla nostra stella si è verificata un brillamento solare (o flare) piuttosto importante rilevata e osservata dal satellite Solar Dynamic Observatory della Nasa.
Si è trattata di un flare di media intensità che ha provocato l’espulsione di uno sciame di particelle elettricamente cariche che hanno creato qualche disturbo nelle trasmissioni radio nell’emisfero nord del pianeta.
Quando avviene il brillamento l’energia rilasciata – paragonabile a quella di miliardi di tonnellate di tritolo – fuoriesce sotto varie forme: soprattutto raggi gamma e raggi X, ma anche particelle come elettroni e protoni.
Molto spesso i flare avvengono in prossimità di una macchia solare (aree più scure del Sole) dove il campo magnetico locale si contorce fino a spezzare le proprie linee e ricomporsi nuovamente.
La velocità con cui viaggiano le particelle cariche è incredibile. Nel caso del brillamento del 24 agosto 2014 le particelle hanno viaggiato a quasi 1.500 km al secondo.
Classi di esplosione. A seconda dell’intensità, misurata in watt per metro quadrato, i brillamenti si classificano in 5 classi (A, B, C, M, X), dove ogni classe è 10 volte più potente della precedente, e sono ulteriormente suddivise linearmente in 9 classi, numerati da 1 a 9. In tempi recenti l’esplosione peggiore si è registrata il 4 novembre 2003 (livello X45, perché nel caso oltre la classe X9, la più alta, la numerazione prosegue linearmente).
Quella del 24agosto è stata classificata - preliminarmente – come un esplosione di classe M5, ma potrebbe essere il primo passo di un’intensificazione dell’attività solare nelle prossime settimane.
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