Una 'superstella' nelle sue primissime fasi evolutive, e destinata a diventare grande come 2.000 Soli, è una delle prime straordinarie scoperte rese possibili grazie all’osservatorio orbitante per radiazione infrarossa Herschel, il più grande in assoluto mai lanciato in orbita.
Il telescopio spaziale Herschel è una missione dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA) ed è stato lanciato un anno fa a bordo di un vettore Ariane 5 insieme al satellite Planck, il cui compito principale è lo studio della radiazione cosmica di fondo. Herschel è adesso posizionato a 1,5 milioni di chilometri di distanza dalla Terra nel “punto lagrangiano” L2 del sistema Sole-Terra. La missione, inizialmente denominata Far InfraRed and Sub-millimetre Telescope (FIRST), è stata ribattezzata Herschel Space Observatory in onore del grande astronomo William Herschel, scopritore, tra l’altro, della radiazione infrarossa. Si tratta del primo osservatorio spaziale a coprire tutte le lunghezze d'onda dell'infrarosso e submillimetriche. Il telescopio è dotato di uno specchio principale di 3,5 metri di diametro, quasi una volta e mezzo più grande dello specchio dell’ormai celebre telescopio spaziale Hubble.
Immagine infrarossa, ottenuta dal telescopio spaziale Herschel, della “bolla” galattica denominata RCW 120 distante da noi circa 4.300 anni luce. Questa enorme struttura è stata originata da una stella presente al suo centro, ma non visibile a queste lunghezze d’onda. La radiazione emessa da questa giovane stella spazza via il gas e le polveri che la circondano innescando la formazione di altre stelle.
La superstella baby, che si trova nella regione di formazione stellare denominata RCW 120 e che dista da noi circa 4.300 anni luce, è già 8-10 volte più grande del Sole ed è destinata a diventare la più brillante della nostra Galassia. Seguire in diretta la nascita di una stella supergigante è un evento molto raro, ma Herschel può osservare questi eventi grazie alla sua acuta vista nell'infrarosso, che gli permette di penetrare attraverso le spesse nubi di gas e polvere che circondano gli embrioni delle stelle. Al momento, RCW 120 si presenta come un’enorme bolla di idrogeno ionizzato e polveri e la sua parte centrale appare svuotata da una stella (non visibile nell’infrarosso) la cui radiazione ha sospinto per circa 2,5 milioni di anni polveri e gas tutto attorno, comprimendo e addensando il materiale circostante fino a favorire la nascita di nuove stelle. Questa enorme nube di gas e polveri mostra un fortissimo gradiente di temperatura, al suo interno, infatti, sono stati misurati circa 10.000 °C, mentre le regioni più esterne sono freddissime, con una temperatura di -173 °C. E’ proprio questa grandissima differenza di temperatura che sta causando la sua espansione. Questo embrione stellare, pur avendo un’età “soltanto” di qualche migliaio di anni, ha già una massa molto più grande di quella del Sole, tanto che potrebbe superare il limite di 120 masse solari, che è il massimo finora raggiunto da stelle appartenenti alla nostra Galassia. La vita di queste stelle gigantesche è estremamente breve (su tempi scala astronomici). Il loro destino, infatti, è di esplodere come supernova nel giro di pochi milioni di anni.
Secondo le teorie correnti della formazione stellare, il limite teorico per la massa di una stella è di 8 masse solari, oltre il quale dovrebbe iniziare a emettere così tanta radiazione da spazzare via l'eventuale altro materiale utile al suo accrescimento. Che queste teorie abbiano delle lacune è già stato ampiamente dimostrato dall'esistenza di superstelle di oltre 100 masse solari, il problema è che la loro rarità, distanza e vita breve non hanno finora consentito di osservarne una in formazione, con l'unica e recentissima eccezione di quelle appartenenti alla nube BYF 73 (vedi il post del 5 maggio scorso). Ma il caso di RCW 120 sembra presentarsi meglio all'indagine telescopica, soprattutto se condotta con i potenti strumenti di cui dispone Herschel.
Quella superstella in fase embrionale impiegherà infatti diverse decine e forse centinaia di migliaia di anni per diventare una delle più grandi e brillanti della nostra Galassia, e le osservazioni del telescopio spaziale potranno permetterci di conoscere i meccanismi ancora nascosti riguardo alla nascita e all’evoluzione di questi super astri.
I dati raccolti da Herschel nei primi mesi della sua attività, confrontando il flusso di radiazione infrarossa emessa da galassie poste a grandi distanze con quelle più vicine, hanno permesso di stabilire che la velocità di formazione delle stelle diminuisce con l’aumentare dell’età di una galassia. In altre parole, più una galassia è distante (più giovane) e più mostra regioni di intensa formazione di stelle che emettono una grande quantità di radiazione infrarossa. Finora, si pensava che nel corso degli ultimi 3 miliardi di anni le galassie avessero formato stelle più o meno allo stesso tasso, ma le osservazioni di Herschel hanno smentito questa ipotesi. Anzi, risulta che nel passato esistevano molte galassie cosiddette “starburst” in cui la formazione stellare era da 10 a 15 volte superiore a quella attuale nella Via Lattea, ma quale sia il meccanismo alla base di una tale attività parossisitica di nascita di nuove stelle non è ancora del tutto chiaro. Il fatto che questo processo rallentasse con il tempo era già noto, ma grazie a queste osservazioni è stato possibile misurarlo per la prima volta.
Non c'é dubbio che Herschel stia aprendo la strada a nuove e imprevedibili scoperte per l'astrofisica