Il destino della sonda russa Phobos Grunt è probabilmente segnato. Forse ne avete già sentito parlare: parliamo della sonda spaziale che, lanciata lo scorso novembre, aveva come obiettivo quello di raggiungere la luna marziana Phobos, raccogliere alcuni campioni della superficie del satellite e portarli sulla Terra. Ultimate le prime fasi del lancio, la sonda si è come previsto "piazzata" in un'orbita bassa dalla quale avrebbe poi dovuto "spiccare" il volo, grazie a una serie di accensioni dei motori di bordo. Cosa è successo dopo?
Terra chiama sonda!
A questo punto qualcosa è andato storto, i motori non si sono accesi e la Phobos Grunt è rimasta a orbitare attorno alla Terra per cause ancora non del tutto chiarite (tra le ipotesi più strampalate c'è persino quella di chi sostiene che la colpa sia di Haarp, il sistema americano che trasmette onde elettromagnetiche per lo studio dell'atmosfera e della ionosfera). Sembrava che si potesse porre rimedio alla situazione inviando alla sonda una serie di istruzioni via radio in grado di rimetterla sulla giusta rotta (allo scopo è stato chiesto l'aiuto anche all'Agenzia spaziale europea, che ha messo a disposizione – in qualche caso modificandole per l'occasione – alcune sue stazioni radio a terra). Dopo un primo contatto incoraggiante, avvenuto durante il sorvolo della stazione Esa di Perth (Australia), il silenzio. Nonostante gli sforzi per tentare di inviare istruzioni alla Phobos Grunt, dalla sonda non è più giunta alcuna nessuna risposta.
Rientro previsto: inizio 2012
Per questo motivo l'Esa ha deciso di sospendere la "missione di supporto" che intendeva salvare la Phobos Grunt: attualmente la sonda sta orbitando a una quota che varia tra i 200 e i 300 km (circa) e che nelle prossime settimane dovrebbe ridursi progressivamente finché Phobos Grunt precipiterà sul suolo terrestre in una data compresa tra gennaio e febbraio prossimi. Come nel caso del satellite Uars caduto qualche mese fa, il luogo e il momento dell'impatto (oltre che la "quantità di frammenti" del satellite che effettivamente sopravviveranno al rientro in atmosfera) saranno difficili da prevedere fino alle ultime ore.