Spazio

Una camera sterile della Nasa è contaminata da funghi

In un laboratorio teoricamente immune da contaminazioni, dove si maneggiano rocce lunari, si nascondono colonie di microrganismi che potrebbero modificare la composizione dei reperti.

Le camere bianche sono l'ultimo baluardo della difesa planetaria dai rischi dell'esplorazione spaziale: qui vengono decontaminate le sonde prima di essere lanciate, e depositati meteoriti e rocce lunari per essere analizzati, quando sono riportati a Terra. In questi ambienti non dovrebbe esserci nulla che possa modificare le caratteristiche di un reperto celeste.

Eppure, secondo un nuovo studio presentato la scorsa settimana alla Lunar and Planetary Science Conference in Texas, un laboratorio pulito del Johnson Space Center della Nasa a Houston, Texas, sarebbe invece contaminato da funghi. In particolare da molti diversi microbi del genere Penicillium, che potrebbero falsare i risultati degli studi che si svolgono in questo laboratorio.

Correre ai ripari. La ricerca è stata condotta da Aaron Regberg, microbiologo dello stesso centro, proprio mentre questa struttura si prepara a ricevere reperti da Marte e da Bennu, l'asteroide risalente agli arbori del Sistema Solare verso il quale è diretta la sonda OSIRIS-REx.

I ricercatori hanno analizzato i piani di lavoro, i tavoli e il pavimento della stanza, che si trova in un'area isolata per evitare contaminazioni. Il fatto che non fosse del tutto sterile non è da considerarsi scioccante: la camera in questione appartiene a una classe ISO 6, uno standard internazionale che tiene conto del numero di particelle contaminanti presenti nell'aria. Questa scala va da 1 a 9 (dove 1 rappresenta il massimo grado di pulizia), e neanche gli ambienti più sterili sono del tutto privi di microbi.

Alieni o terrestri? La sorpresa è che i contaminanti non sono batteri come in altre simili strutture, ma per la maggior parte (tra l'83% e il 97%) funghi, che possono penetrare nei campioni e alterarli chimicamente. Alcuni funghi producono amminoacidi (le unità costitutive delle proteine) piuttosto rari sulla Terra e che spesso si trovano su asteroidi ricchi di carbonio: la loro attività potrebbe quindi influenzare i risultati degli studi sui reperti spaziali. In ciascuna area analizzata grande come una fototessera sono state trovate da 4 a 28 cellule viventi.

Non è chiaro come mai finora nessuno avesse trovato tracce di funghi: è probabile che finora non si fossero cercati funghi nello specifico. I risultati aiuteranno gli scienziati ad escludere con più attenzione dai loro dati i possibili contaminanti terrestri.

2 aprile 2018 Elisabetta Intini
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