La prossima tappa dell'esplorazione spaziale, dopo l’esperienza della Stazione Spaziale Internazionale, sarà forse - finalmente - la costruzione di una base sul lato nascosto della Luna, quello che non si vede mai da Terra. A parlarne è Johann-Dietrich Worner, che dal primo luglio 2015 prenderà il posto di Jean-Jacques Dordain alla presidenza dell'Agenzia Spaziale Europea, l'Esa.
L'avamposto. Perché tornare sulla Luna e perché una base sulla faccia mai visibile da Terra? Una risposta, secondo Worner, è che «sul lato nascosto si potrebbero avviare ricerche radioastronomiche di altissimo valore, perché si ascolterebbe l’Universo senza i disturbi generati dalla Terra. Sarebbe una finestra unica per lo studio del profondo cosmo. Inoltre si potrebbero continuare molti degli esperimenti avviati a bordo della ISS e sarebbe anche un’esperienza unica, preludio alle future basi su Marte, che sono ancora molto di là da venire».
Squadre di salvataggio. Anche Charles Bolden, responsabile della Nasa, si è detto molto interessato all'idea. «Tra il 2020 e il 2030 dovremmo impegnarci a creare attorno alla Luna le infrastrutture necessarie alla sopravvivenza della base e assicurarci che si possa intervenire velocemente in caso di problemi», ha commentato.
Prima di costruire una base abitabile sul lato nascosto del nostro satellite sarà infatti necessario avere, in orbita lunare, una rete di satelliti che permetta le comunicazioni tra la Terra, la base e le astronavi. Se l'idea si trasformerà in progetto, tutte le agenzia spaziali della Terra saranno coinvolte in quello che potrebbe davvero essere il passaggio fondamentale prima di mettere piede su Marte.