Spazio

Un vivaio di sistemi planetari

Una serie di 30 immagini inedite di sistemi planetari in fase embrionale, che si trovano nella nebulosa di Orione, sono il risultato del più lungo progetto...

Una serie di 30 immagini inedite di sistemi planetari in fase embrionale, che si trovano nella nebulosa di Orione, sono il risultato del più lungo progetto del Telescopio Spaziale Hubble dedicato allo studio della formazione stellare e dei sistemi planetari.
Noti anche come proplyds (fusione delle due parole inglesi protoplanetary discs), questi inviluppi di gas e polveri che circondano delle stelle neonate ci forniscono i mezzi per comprendere i meccanismi che sono alla base della formazione planetaria. Soltanto Hubble, con la sua grande risoluzione e sensibilità, può ottenere immagini tanto dettagliate dei dischi circumstellari nelle lunghezze d'onda dell'ottico e del vicino infrarosso.

Immagine della nebulosa di Orione, che dista da noi circa 1.350 anni luce, con sovraimposte quelle di sei dischi protoplanetari ('propylids').

Guardando queste immagini, la nebulosa di Orione appare come uno tra gli oggetti celesti più “fotogenici” ed uno degli obiettivi preferiti del Telescopio Spaziale. Appena le stelle neonate emergono dalla nebulosa di gas e polveri che le circonda, una specie di “placenta stellare”, attorno ad esse iniziano a formarsi i dischi protoplanetari la cui materia in tempi relativamente brevi tende a condensarsi per formare dei piccoli corpi planetari che a loro volta porteranno alla formazione di pianeti di dimensioni più o meno grandi. I proplyds non sono altro che dei giovanissimi sistemi planetari agli albori della loro vita e in una recente survey della nebulosa di Orione, effettuata con la Adnanced Camera for Surveys (ACS) di Hubble, ne sono stati scoperti ben 42.
Visibile anche ad occhio nudo, in assenza di luna e di inquinamento luminoso, la nebulosa di Orione, che dista da noi circa 1.350 anni luce, è nota fin dai tempi antichi, ma a descriverla per primo fu Nicolas-Claude Fabri de Peiresc nel XVII secolo. La nebulosa - nota anche come M 42 - è la regione di formazione stellare più vicina a noi.

Atlante di 30 dischi protoplanetari ('propylids') realizzato con immagini riporese dal Telescopio Spaziale ‘Hubble’.


Nel corso di questo studio, sono stati individuati due tipi di disco intorno alle giovani stelle in formazione: quelli che si trovano nelle vicinanze delle stelle più brillanti dell'ammasso e quelli che invece si trovano a grandi distanza da queste. L’intensa radiazione emessa dalle stelle brillanti riscalda il gas che forma i dischi protoplanetari provocandone la grande luminosità, mente i dischi che si trovano più distanti non ricevono una quantità sufficiente di radiazione da riscaldare il gas, per cui appaiono come silhouette scure contro lo sfondo brillante della nebulosa.

Studiando la morfologia di questi dischi è possibile caratterizzare le proprietà dei grani di polvere che unendosi assieme porteranno alla formazione di corpi planetari di dimensioni sempre maggiori.

Altre caratteristiche interessanti di questi proto-sistemi planetari sono i getti di materia emessi dalle regioni polari delle giovanissime stelle che si trovano al centro di essi e le potenti onde d’urto che si formano quando il fortissimo vento stellare emesso dalle giovani stelle massicce interagisce con il gas della nebulosa.

E’ tutt’altro che facile poter osservare i propylids in luce visibile, ma le per ora uniche potenzialità del Telescopio Spaziale Hubble e la relativa vicinanza della nebulosa di Orione permettono di poter avere un’ottima visione di questi sistemi planetari ancora “in fasce”.

8 febbraio 2010 Mario Di Martino
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