Il mese scorso, mentre la più violenta tempesta solare degli ultimi anni importunava satelliti e metteva sul chi va là gli scienziati di tutto il mondo, un gruppo di studenti di Bishop, California, ha fatto una cosa decisamente insolita: ha lanciato un pollo di gomma nello spazio. La povera Camilla - così è stata ribattezzata la gallina - legata a un pallone ad elio, ha raggiunto i 36.500 metri di quota, dove è stata investita da una "doccia" di particelle solari cariche positivamente.
Ma perché spedire un pollo di gomma nella stratosfera? L'esperimento, un progetto di astrobiologia chiamato Earth to Sky, è tutt'altro che campato per aria. Quello di Camilla è stato un volo di ricognizione in previsione di una seconda missione, programmata entro la fine del 2012: lanciare una serie di microbi nello spazio per testarne le capacità di sopravvivenza. Camilla comunque, non è una novellina nell'ambiente, anzi: è la mascotte del Solar Dynamics Observatory e ha già un'agenda fittissima. Con l'aiuto del suo "padrone", Romeo Durscher dell'Università di Stanford, tiene aggiornati più di 20 mila follower su Facebook, Twitter e Google+ informandoli sulle novità relative alle missioni solari.
Guarda anche un altro astronauta un po' particolare: l'omino di Lego
Durante la sua permanenza nello spazio Camilla ha indossato una tuta equipaggiata con badge sensibili alle radiazioni: gli stessi che usano i tecnici durante le ispezioni a siti nucleari. Il pollo ha effettuato due voli: il primo, il 3 marzo, all'inizio della tempesta, e il secondo una settimana dopo, nel pieno dell'attività solare. Durante il primo volo durato due ore e mezza, la gallina ha trascorso 90 minuti nella stratosfera, in condizioni di pressione atmosferica e temperatura (da - 40 a - 60 °C) simili a quelle presenti sul pianeta Marte. Nel suo viaggio il pollo ha portato con sé un cestino da pranzo contenente 4 telecamere, un termometro criogenico, due GPS, sette insetti di specie diverse e due dozzine di semi di girasole della varietà Helianthus annuus, meglio conosciuta come "macchia solare" (tanto per rimanere in tema).