Nel febbraio 2006 il Telescopio Spaziale Hubble (HST) riprese l’immagine di una porzione di cielo in cui era presente un oggetto di tipo stellare non riportato in nessuno dei cataloghi esistenti. Nei 100 giorni successivi il misterioso oggetto, battezzato SCP 06F6, aumentò in maniera costante la sua luminosità, raggiungendo la 21a magnitudine, per poi indebolirsi lentamente, in maniera simmetrica rispetto all’incremento precedente, per poi scomparire dopo circa 3 mesi. La distanza di questo corpo celeste non è nota, per cui non è possibile stabilire se si tratta di una stella della Via Lattea, oppure di un oggetto che si trova a grandi distanze di natura extragalattica. Ciò che turba gli addetti ai lavori è il fatto che l’andamento della curva di luce (la variazione della luminosità dell’oggetto in funzione del tempo) non corrisponde al comportamento classico di una supernova o di una nova, né ad ogni altro fenomeno astronomico di tipo transiente finora osservato. Nel caso delle supernovae, ad esempio, l’aumento di luminosità ha una durata di poche decine di giorni (tipicamente una ventina di giorni) e non supera mai i 70, per poi diminuire nel corso di molti mesi.
Queste immagini riprese dal Telescopio Spaziale “Hubble” (in basso l’ingrandimento) mostrano l’improvvisa apparizione di un misterioso oggetto rilevato dall’osservatorio orbitante nel febbraio 2006. Nessuna tra le ipotesi finora suggerite è apparsa convincente per spiegare la natura di questa misteriosa sorgente luminosa. Potrebbe trattarsi di un fenomeno transiente di natura finora sconosciuta.
Anche le caratteristiche spettrali di SCP 06F6 non sono state di aiuto nell’interpretazione della sua reale natura. Gli spettri ottenuti con il Very Large Telescope (VLT) da 8,2 m di apertura dell’European Southern Observatory (ESO, Cile) non è stato possibile identificare alcuna caratteristica spettrale che permetta di identificare qualche elemento specifico. Un’ipotesi che è stata proposta è che le poche righe molto deboli presenti nella regione blu dello spettro siano linee di emissione del carbonio molecolare spostate verso il rosso per effetto Doppler appartenenti ad un oggetto distante da noi circa un miliardo di anni luce. Nella parte rossa, invece, lo spettro mostra soltanto un’emissione continua senza traccia di righe. Finora, non si conosce alcun oggetto con uno spettro simile.
Sta di fatto che questa scoperta per adesso sfida ogni semplice interpretazione. Finora, infatti, non è mai stato osservato qualcosa del genere ed anche le più accurate ricerche nei cataloghi celesti più aggiornati alla ricerca di una stella o di una galassia possibilmente localizzata in corrispondenza della posizione in cui è stato osservato il lungo flash luminoso non ha fornito alcun risultato.
Al momento della scoperta, HST era puntato verso l’ammasso di galassie identificato con la sigla CL 1432.5+3332.8 e distante da noi circa 8,2 miliardi di anni luce, ma il misterioso oggetto, non avendo la possibilità di poter misurare la sua distanza, potrebbe trovarsi ovunque tra noi e quel remoto ammasso, come ad esempio nell’alone della Via Lattea.
Alcuni ricercatori hanno proposto un serie di possibili spiegazioni, alcune delle quali anche bizzarre, come ad esempio il collasso del nucleo e la successiva esplosione di una stella giunta alle sue ultime fasi evolutive e ricca di carbonio, l’impatto di un corpo asteroidale con una nana bianca, oppure la collisione tra un buco nero e una nana bianca. Ben pochi tra gli addetti ai lavori credono però che i modelli finora suggeriti possano offrire una spiegazione soddisfacente del fenomeno che è stato osservato. Naturalmente le osservazioni della parte di cielo dove questo oggetto è comparso continuano nella speranza che questo riappaia per poterlo studiare più a fondo.