Le informazioni sullo spazioplano robotico dell'US Air Force, l'X-37B, sono poche e frammentarie, ma ora ne abbiamo una in più: il misterioso velivolo militare ha appena battuto il (proprio) record di permanenza in orbita, conquistando, il 25 marzo scorso, i 675 giorni nello Spazio. La missione corrente - la Orbital Test Vehicle-4 (OTV-4) - iniziata il 20 maggio 2015, è divenuta di diritto la più lunga nella storia dei programmi spaziali non ufficiali americani.
Di che cosa si tratta. Gli spazioplani X-37B, costruiti per l'aeronautica USA dalla Boeing, sono ufficialmente due, alimentati forse anche a energia solare. Lunghi 8,8 metri per 4,5 di apertura alare, sono versioni in miniatura degli Shuttle (e come quelli decollano in verticale e atterrano in orizzontale).
I due velivoli si sono alternati in quattro missioni dal 2010 ad oggi, rispettivamente di 224, 468, 674 e - almeno - 675 giorni. Non è chiaro quando terminerà quella attuale: i portavoce della US Air Force hanno fatto sapere che la data è legata all'esaurimento delle dimostrazioni e degli obiettivi della missione.
Che cosa ci fa lassù? Quali obiettivi? Impossibile avere una risposta ufficiale. La segretezza tenuta attorno al programma ha portato alcuni a sospettare si tratti di un'arma, di un satellite spia o di un velivolo destinato a interferire con satelliti nemici (o distruggerli). Sospetti e complottismi a parte, l'X-37B sembra in realtà troppo piccolo e poco manovrabile perché lo si possa sfruttare per manipolare altri oggetti spaziali.
Dimostratore tecnologico? Le poche informazioni disponibili sono riportate in una pagina del 2015 del sito dell'aeronautica USA: il piccolo shuttle deve testare tecnologie per una piattaforma spaziale riutilizzabile e aiutare a condurre esperimenti che possano essere riportati a Terra ed esaminati.
Tra le tecnologie testate, si evince dalle scarne dichiarazioni, ci sono sistemi avanzati di guida, navigazione e controllo; sistemi di protezione termica, lo studio di apparecchiature elettroniche per impiego aeronautico e la possibilità di sperimentare un sistema di volo orbitale autonomo, di rientro e di atterraggio.