Da Marte arriva e su Marte tornerà: un pezzo di meteorite chiamato Sayh al Uhaymir 008 (SaU008) sarà caricato a bordo di Mars 2020, il rover della Nasa destinato a raccogliere l'eredità di Curiosity sul Pianeta Rosso. Il sasso marziano servirà come riferimento fisso (target) per calibrare un sofisticato e ultrasensibile laser che cercherà tracce biologiche sulla superficie del pianeta.
Lo strumento collocato sul braccio robotico del nuovo rover si chiama SHERLOC (Scanning Habitable Environments with Raman and Luminescence for Organics and Chemicals): è il primo di una nuova generazione di strumenti a portare su Marte due tecniche di spettroscopia (lo studio degli spettri della radiazione elettromagnetica) già comunemente usate nelle indagini forensi.
Per dire che un frammento di roccia è arrivato dal Pianeta Rosso è necessario anche un confronto tra la composizione chimica dei gas intrappolati nella struttura del minerale con quelli dell'atmosfera marziana, che già negli Anni Settanta venne analizzata dalle sonde Viking (Nasa) che scesero sul pianeta. Per saperne di più: da dove arrivano le meteoriti marziane?
A caccia di vita. SHERLOC indirizzerà un fascio di luce ultravioletta sulle rocce, che restituiranno alcune lunghezze d'onda in presenza di certi composti del carbonio che potrebbero indicare tracce biologiche. Il laser potrà cogliere dettagli fini come un capello, ma sarà anche molto sensibile a ogni minimo disallineamento: ecco perché occorre un riferimento fisso da tenere come modello per i confronti tra una misurazione e l'altra.
Il meteorite in questione ha le giuste caratteristiche chimiche e di consistenza «Questo tipo di analisi scientifiche richiedono una certa struttura e sostanze chimiche organiche, due cose che il nostro meteorite di riferimento può fornire», afferma Rohit Bhartia, del JPL della Nasa, principale responsabile di SHERLOC.
Ritorno a casa. I meteoriti marziani sono piuttosto rari - sulla Terra ne sono stati ritrovati 164: quello che finirà su Marte è stato fornito alla Nasa dal Museo di Storia Naturale di Londra. Trovato in Oman nel 1999, è abbastanza resistente da sopportare il difficile viaggio verso casa. Sarà il primo a fare ritorno sulla superficie di Marte, ma non il primo a vederlo da vicino: anche la sonda della Nasa Mars Global Surveyor ne conteneva uno, il meteorite Zagami che, precipitato sulla Terra nel 1962, adesso orbita attorno al suo "pianeta natale", al sicuro nella sonda ormai spenta.