Un gruppo di astronomi giapponesi ha scoperto un buco nero supermassiccio ospitato nel nucleo di una galassia che è così distante da avere un’età di poco inferiore a quella dell’Universo. La galassia, di dimensioni analoghe a quelle della Via Lattea (circa 100.000 anni luce di diametro), si trova ad una distanza di circa 12,8 miliardi di anni luce. L’Universo ha un’età di poco superiore ai 13,7 miliardi di anni, ragion per cui oggetti così distanti ci appaiono come erano poco dopo l’origine del tutto. È sorprendente scoprire che un oggetto del genere esistesse già quando l’Universo aveva un’età pari solo ad 1/16 di quella attuale e che ospita un buco nero un miliardo di volte più massiccio del Sole.
Immagine in falsi colori del buco nero supermassiccio (ospitato nel nucleo di una galassia) più distante finora conosciuto ottenuta dal telescopio giapponese da 8 metri di diametro ‘Subaru’ (‘Pleiadi’ in italiano). Oltre al buco nero centrale (bianco), l’immagine mostra la galassia circostante (rosso). Le dimensioni angolari dell’immagine sono pari a 1/450° del diametro della luna piena.
Per definizione, i buchi neri non sono visibili, ma la loro presenza viene denunciata dalla materia che spiraleggia attorno ad essi prima di essere fagocitata. Il moto vorticoso del gas innescato dal mostruoso campo gravitazionale del buco nero fa raggiungere a questa materia temperature dell’ordine dei milioni di gradi, temperature alle quali vengono emessi raggi X e radiazione ultravioletta di grande energia. L’analisi di questa radiazione ci permette di stimare la massa del buco nero.
Le informazioni che possiamo raccogliere sulle galassie che ospitano nel loro nucleo dei buchi neri supermassicci sono di estrema importanza per cercare di svelare il mistero di come le galassie e i buchi neri possano evolvere assieme. Fino a poco tempo fa lo studio di questi oggetti presenti nelle regioni più remote dell’Universo è stato estremamente difficile, in quanto la grande luminosità emessa dalla materia che circonda il buco nero impediva di osservare la debole luce proveniente dalle regioni esterne della galassia ospite. I sensori dell’ultima generazione applicati a strumenti della classe 8 metri, come il telescopio giapponese “Subaru” (osservatorio di Mauna Kea, Hawaii), hanno permesso di superare questo ostacolo.
A differenza dei buchi neri di piccola massa, che è ormai assodato si formano a seguito del collasso e della successiva esplosione di stelle di grande massa, l’origine dei buchi neri supermassicci rimane ancora un enigma.