Spazio

Un “boccone” mancato per il buco nero al centro della Via Lattea

Una nube di polveri e gas è sorprendentemente sopravvissuta all'incontro ravvicinato con il buco nero supermassiccio al centro della Via Lattea

Vi ricordate la notizia del dicembre 2011 in cui si prevedeva che una gigantesca nube di gas e polveri sarebbe stata divorata dal buco nero supermassiccio presente al centro della Via Lattea? Ebbene, la storia ha avuto un lieto fine, la nube, infatti, non è stata fagocitata da questo “mostro celeste” e, apparentemente, non ha subito gli effetti gravitazionali conseguenti ad un passaggio estremamente ravvicinato al buco nero, il quale, a sua volta, non ha mostrato ancora alcun incremento dell'attività.

L'oggetto, denominato con la sigla G2, fu scoperto nel 2011 e appariva come un'enorme massa di gas e polveri non lontana da Sagittarius A* (Sgr A*), la sorgente di onde radio associata al buco nero al centro della Via Lattea.

Sull'orlo del baratro. Data la situazione, era stato ipotizzato che G2 venisse attirato e dilaniato dal buco nero entro il 2013. Tuttavia, contro ogni previsione, la nube sembrava ancora intatta nel momento del massimo avvicinamento al buco nero supermassiccio che si annida nel cuore della nostra galassia e la cui massa è stata stimata in circa 4 milioni di volte quella del Sole.

Adesso, le più recenti osservazioni confermano che la nube G2 ha superato il punto di minor distanza dal buco nero supermassiccio (“peribothron”, dal greco bothros, che significa buco, pozzo) nel maggio 2014 ed è sopravvissuta alla prova.

I dati ottenuti con telescopio VLT (Very Large Telescope) da 8 metri di apertura dell'ESO mostrano infatti che l'oggetto non sembra essersi notevolmente allungato e che è rimasto molto compatto. Molto probabilmente, si tratta di una giovane stella con un nucleo massiccio ancora nel processo di accrescimento di materia. Neppure il buco nero ha mostrato segni di un incremento attività.

Le forze mareali indotte dal buco nero avrebbero dovuto fare a pezzi la nube disperdendola lungo la sua orbita per poi fagocitarla almeno in parte e dar luogo a un’improvvisa serie di brillamenti. Per studiare questo evento unico nel suo genere, la zona del centro galattico è stata osservata con grande attenzione da vari gruppi di ricerca utilizzando i migliori strumenti attualmente disponibili.

Un passaggio pericoloso senza conseguenze. Un'equipe guidata da Andreas Eckart dell’Università di Colonia (Germania) ha osservato la regione di Sgr A* con il VLT per molti anni, in particolare durante il periodo critico da febbraio a settembre 2014, appena prima e appena dopo il peribothron del maggio 2014. Queste nuove osservazioni sono consistenti con le precedenti effettuate con il telescopio Keck da 10 metri di diametro dell’osservatorio di Mauna Kea (Hawaii).

Le immagini in luce infrarossa mostrano che la nube era compatta sia prima che dopo l'incontro ravvicinato, mentre transitava vicino al buco nero. Dalle misure effettuate con il VLT risulta inoltre che prima di raggiungere il punto di massimo avvicinamento, la nube viaggiava allontanandosi dalla Terra a una velocità di circa 10 milioni di km/h, mentre dopo aver effettuato il giro di boa attorno al buco nero si avvicinava alla Terra a una velocità di circa 12 milioni di km/h.

Anche se osservazioni precedenti avevano suggerito che l'oggetto G2 si fosse allungato, le nuove osservazioni non hanno portato alcuna prova di ciò.

La resistenza della nube di polvere agli effetti mareali dovuti al fortissimo campo gravitazionale presente ad una così breve distanza dal buco nero suggerisce che la nube di polvere e gas circondi un oggetto molto denso e massiccio, che con la sua intensa gravità la tiene legata a sé, e non si tratti invece una nube liberamente fluttuante. Ciò è anche confermato dalla mancanza, finora, di prove che il materiale stia alimentando il mostro centrale, cosa che darebbe origine ad un’intensa serie di brillamenti.

30 marzo 2015 Mario Di Martino
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