Da alcune settimane il rover della Nasa Perseverance ha iniziato la sua seconda fase di ricerca scientifica all'interno delle cratere Jezero. La prima fase l'aveva portato ad esplorare le aree più distanti del delta del fiume che un tempo scendeva all'interno del cratere. In quell'area il rover aveva individuato grandi quantità di rocce ignee che si devono essere formate nel sottosuolo durante varie attività vulcaniche che si sono succedute nel corso del tempo.
Perché proprio lì. L'area all'interno della quale sta lavorando attualmente invece, è considerata dagli scienziati una delle più promettenti al fine di individuare molecole organiche, se non addirittura antiche evidenze di vita microbica su Marte.
Recentemente all'interno di queste rocce il rover ha raccolto quattro campioni portando così a 12 il numero di rocce estratte dal terreno marziano
«Avevamo scelto il cratere Jezero perché da sempre è considerato di grande interesse per la raccolta di campioni rocciosi eora siamo certi di aver fatto una cosa giusta», ha detto Thomas Zurbuchen, della NASA. «Tra l'altro questa ricerca ci ha permesso di reperire una notevole varietà di campioni da riportare sulla Terra attraverso la missione Mars Sample Return».
Le scoperte. Spiega Ken Farley del Caltech di Pasadena, in California: «Le rocce che stiamo trovando alla base del delta del fiume sono di tipo sedimentario, ossia deposte dallo scorrere dell'acqua, e questo fornisce ulteriori dati per ricostruire la storia geologica del cratere e di Marte nel suo insieme».
Una scoperta importante è un'arenaria, una roccia formatasi dalla compattazione di sabbie, che contiene composti organici intriganti». "Wildcat Ridge", questo il nome dato all'affioramento arenaceo, ha un diametro di circa un metro. Si formò circa 3 miliardi e mezzo di anni fa quando fango e sabbia fine si depositarono in un lago di acqua salata in fase di evaporazione.
Segnali di vita? Calma... Ovviamente queste molecole organiche trovate non stanno ad identificare la presenza certa di vita; il loro nome è dovuto al fatto che sono costituite principalmente da carbonio, oltre che da idrogeno e ossigeno, e a volte anche da azoto, fosforo e zolfo, che nel loro insieme sono gli elementi base della vita.
Ma rocce del genere possono essere prodotte anche da fenomeni non biologici.
Nel 2013 anche il Rover Curiosity della NASA individuò materia organica, ma nel caso di Perseverance la scoperta è molto importante perché nell'area dove è stata individuata vi fu certamente una grande quantità d'acqua per un lungo periodo di tempo.
Purtroppo per quanto siano sofisticati gli strumenti a bordo di Perseverance, questi non sono in grado di dimostrare se quelle molecole organiche sono di origine biologica o meno. Ecco perché risulta estremamente importante riportare a casa quei campioni da analizzare nei laboratori terrestri