La OmegaCam, la telecamera ottica a grande campo installata sul VLT Survey Telescope (VST) dell'ESO all'Osservatorio di Paranal, Cile, ha catturato una nuova, iperdettagliata immagine della Nebulosa di Orione, l'incubatrice di stelle situata a 1350 anni luce da noi.
Ma la foto di 220 megapixel (che potete ammirare qui nella versione zoomabile), non è soltanto una bella immagine. Nasconde infatti una scoperta che potrebbe raccontarci molto su come si formano gli ammassi stellari.
Differenze. Un gruppo di ricercatori guidati dall'italiano Giacomo Beccari, astronomo dell'ESO, ha sfruttato i dati di precisione raccolti dalla telecamera - realizzata da un consorzio cui partecipano gli osservatori INAF di Padova e Napoli - per misurare brillantezza e colore degli astri, e determinarne così l'età e la massa.
I dati hanno rivelato la presenza, nella regione centrale della nebulosa, di tre popolazioni di stelle di età diverse. Finora si pensava che le stelle che compongono l'ammasso avessero avuto origine in un singolo evento o impulso, avvenuto circa 3 milioni di anni fa. Il fatto che gli astri di età differente si trovino mischiati all'interno della nursery ha reso fino ad oggi difficile questa distinzione.
Tre fasi. «Anche se non possiamo formalmente escludere la possibilità che si tratti di stelle binarie, sembra molto più naturale accettare che quello che vediamo siano tre generazioni di astri formatesi in successione, nell'arco di meno di tre milioni di anni» spiega Beccari. La presenza di una compagna nascosta per le stelle osservate spiega talvolta differenze di brillantezza e colore, ma non sembra questo il caso.
La scoperta aggiunge un tassello importante alla comprensione di come si formano gli ammassi stellari: almeno per quanto riguarda la Nebulosa di Orione, a esplosioni successive, e più velocemente di quanto si credesse.
Zoom nella Nebulosa di Orione: il video