Erano le 7:17 ora italiana del 6 agosto 2012, quando dopo sette minuti di terrore, come li definì la Nasa, ossia il tempo necessario per attraversare l’atmosfera di Marte, il rover Curiosity toccò il suolo del Pianeta Rosso.
Sono trascorsi 3 anni, durante i quali Curiosity ha percorso oltre 10 km all’interno del cratere Gale, ai piedi del Monte Sharp, alto più di 5.000 metri. Proprio in questi giorni il suo braccio robotizzato ha perforato per l’ennesima volta una roccia, ritenuta di notevole importanza dai geologi della Nasa. Per le sue caratteristiche chimiche, questa roccia potrebbe aver conservato eventuali testimonianze di attività organica di un tempo molto remoto.
La perforazione è avvenuta sabato 1° agosto 2015 e adesso il materiale si trova all’interno del mini laboratorio del rover stesso, dove le analisi procederanno guidate "da remoto", dal team di controllo.
Alla ricerca della vita. In questi tre anni di lavoro Curiosity ha svolto un lavoro eccelso, e ben oltre ogni aspettativa considerato che l'aspettativa di vita era attorno ai due anni (un anno marziano).
Tra i risultati più eccitanti, come sono spesso definiti dal team di controllo, c'è la rilevazione di molecole organiche, ossia i blocchi fondamentali per la vita, analizzando la Sheepbed, una roccia nella regione di Yellowknife Bay. Molecole organiche non significa automaticamente vita: è materiale che può organizzarsi e originare la vita, o che può averlo fatto.
Un’altra scoperta importante è il metano, trovato lungo il suo percorso.
Il metano, composto da carbonio e idrogeno, può avere più di un’origine e tra queste vi è anche la possibilità che siano degli organismi presenti nel sottosuolo a produrlo. Un’ipotesi affascinante, che prima o poi si cercherà di verificare, anche perché secondo alcuni ricercatori questa è l’unica spiegazione possibile, dato che le ipotesi alternative non spiegano pienamente la presenza di metano solo in aree ristrette della superficie.
I pericoli per l'uomo. Curiosity ha anche studiato l’ambiente marziano molto più in dettaglio di quanto hanno fatto altre missioni, e ha scoperto che le radiazioni che arrivano alla superficie del pianeta richiedono speciali accorgimenti per non diventare letali per gli eventuali astronauti.
Lo studio dell’atmosfera, in "collaborazione" con le sonde in orbita attorno a Marte, ha anche permesso di affermare con ragionevole certezza che l’atmosfera del Pianeta Rosso era un tempo assai più spessa di quella attuale, e anche ricca di acqua - che poteva cadere abbondante sotto forma di pioggia.
I grandi fiumi del passato. E come conseguenza di un periodo ricco di acqua, dovevano esserci fiumi di notevole portata, fiumi di cui Curiosity ha trovato le tracce - almeno uno di essi portava grandi quantità d’acqua all'interno del cratere Gale.
Per realizzare queste ricerche il rover ha utilizzato il suo perforatore e poi campionato le rocce, e il laser, che ha sparato oltre 260.000 colpi su oltre 1000 punti, per vaporizzare i minerali e studiarne la composizione. E non è finita: al ritmo di pochi metri al giorno, con tante soste per studiare che cosa ha attorno, Curiosity continua la sua marcia: quali altre sorprese ci riserverà?
Vedi anche