Il laboratorio spaziale cinese Tiangong-2 sta trascorrendo le sue ultime ore nello Spazio: il suo rientro in atmosfera è previsto nella giornata del 19 luglio e questa volta - a differenza di quanto accadde il 2 aprile 2018 con l'altro Palazzo Celeste, la base Tiangong-1 - si tratterà di una manovra di deorbitaggio controllato. Le parti della base orbitante che non bruceranno in atmosfera dovrebbero precipitare nel Sud Pacifico a est della Nuova Zelanda, a una longitudine compresa tra i 160° e i 90° ovest e a una latitudine tra i 30° e i 45° sud. L'agenzia spaziale cinese non ha specificato l'ora stimata di rientro.

Missione compiuta. Le due Tiangong sono state progettate per testare in orbita le tecnologie che serviranno ad allestire la prima stazione spaziale cinese pensata per un utilizzo permanente. La Tiangong-2, lanciata nel settembre 2016 dal deserto dei Gobi, era stata pensata per durare due anni, ma ha superato le aspettative. La piccola stazione, lunga circa 10 metri (un decimo della ISS) e larga 3, ha ospitato la più lunga missione di due taikonauti (così si chiamano gli astronauti cinesi), che vi hanno abitato e lavorato per 30 giorni nell'ottobre 2016, dopo essersi agganciati al Palazzo Celeste con la navicella spaziale Shenzhou-11.
Una fine gloriosa. Sulla Tiangong-2 sono stati condotti esperimenti scientifici e testate alcune manovre di aggancio e di rifornimento automatico. Il laboratorio spaziale sarà fatto rientrare adesso, mentre è ancora perfettamente funzionante, per evitare che possa ripetersi quanto accaduto con la Tiangong-1, precipitata in mare dopo la perdita dei dati di telemetria. Una volta che la base cinese avrà azionato i suoi motori di rientro, la caduta durerà una trentina di minuti e potrà essere usata per raccogliere dati scientifici importanti su questo tipo di manovra (velocità, modalità di rottura).
Il modulo centrale della stazione spaziale cinese permanente potrebbe essere lanciato nel 2020, ma questa terza fase della missione ha già subito diversi ritardi.