Nel film di fantascienza The Wandering Earth l'umanità è impegnata a spostare la Terra dalla sua orbita utilizzando enormi propulsori per sfuggire da un lato al Sole, che ormai a fine vita si espande sempre più, dell'altro per evitare la collisione con Giove. Se nella nostra realtà le probabilità di uno scontro con il gigante gassoso sono meno di zero, la possibilità che un giorno il Sole si espandi al punto da distruggere la vita sulla Terra sono molto elevate: praticamente una certezza. Tra circa 3 miliardi di anni la nostra stella inizierà a trasformarsi per diventare una gigante rossa e allora, per il nostro pianeta, sarà la fine.
Se l'umanità non avrà trovato modo di spostarsi verso un altro sistema solare, in effetti sarebbe utile avere in quel momento la capacità di muovere il pianeta su un'orbita più ampia rispetto all'attuale. Fantascienza... ma in teoria è possibile. Immaginiamo di voler spostare la Terra più o meno in prossimità dell'orbita di Marte, dove la distanza dal Sole renderebbe la Terra un posto vivibile, ancora per un po', almeno: ecco come si potrebbe fare (in teoria, è naturale).
Trattori e motori a reazione. Negli ultimi decenni sono state avanzate diverse ipotesi su come muovere gli asteroidi, nel caso in cui fossero in rotta di collisione con la Terra. C'è chi vorrebbe farlo con esplosioni nucleari vicino alla superficie dell'asteroide (un'idea poco salutare, se applicata alla Terra) e chi pensa di sfruttare una spinta dolce e continua, per un lungo periodo, grazie all'equivalente di un rimorchiatore ancorato sulla superficie dell'asteroide.
C'è anche chi ritiene che basterebbe l'attrazione gravitazionale esercitata da un veicolo spaziale che viaggi accanto all'asteroide, per modificarne la traiettoria. Ma la soluzione del trattore gravitazionale avrebbe ben poche probabilità di successo con il nostro pianeta, vista la differenza di massa tra la Terra e gli asteroidi (anche quelli più grandi): non si vede come potremmo costruire un trattore talmente grande e massiccio da esercitare una significativa spinta gravitazionale sul nostro pianeta.
Pensate alle dimensioni dei nostri lanciatori più grandi, il Saturno 5 (Nasa) o il Falcon Heavy (SpaceX): se venissero fatti partire da un piccolo asteroide, l'azione di reazione dei potenti motori dei due razzi farebbe spostare un asteroide (e di tanto). L'effetto che producono in partenza dalle rampe di lancio sulla Terra è invece infinitamente piccolo: c'è chi si è divertito a stimare che ci vorrebbe il lancio simultaneo di 300 miliardi di miliardi di razzi di quel tipo per dare alla Terra un impulso sufficiente per avviarsi verso Marte.
Passiamo ad altro. Ci sono i motori a esplosione di ioni, da non confondere assolutamente con i motori ionici che già usiamo per alcune sonde. Quelli a esplosione di ioni funzionano appunto grazie all'esplosione di un flusso di particelle cariche, tanto da spingere un'aeromobile: un sistema efficiente ma estremamente complesso, che recentemente si è dimostrato valido per piccoli aerei e brevissimi tratti... giusto pochi metri.
Per avere un motore a unità ionica capace di spostare la Terra bisognerebbe costruirlo a 1.000 chilometri al di sopra del livello del mare, saldamente ancorato al pianeta per trasmettere la spinta (il tiro, in questo caso). Un'altra cosa: si è stimato che per spostare l'87% della massa della Terra sarebbe necessario un raggio ionico sparato a 40 chilometri al secondo nella giusta direzione e che, per ottenere una tale spinta, dovremmo convertire in energia il restante 13% della massa della Terra. Complicato.
Voltiamo pagina. Perché non usare la spinta della luce solare su di una vela posta in prossimità della Terra, saldamente ancorata al pianeta? Ecco, pare che servirebbe una vela solare grande una ventina di volte il diametro della Terra, quindi circa 250.000 chilometri. Questa struttura, secondo le solite stime, permetterebbe di cambiare l'orbita della Terra in un arco di tempo di almeno un miliardo di anni. Un sistema decisamente poco pratico, oltre che dagli effetti troppo a lungo termine.
Arriviamo così all'ultima chance, la fionda gravitazionale: un sistema che conosciamo bene perché lo usiamo per mandare le nostre sonde su altri pianeti. In sintesi, si fa avvicinare una navicella a un pianeta lasciando che questo l'attiri lungo a una traiettoria che non la fa precipitare sul pianeta, ma che la rilanci a velocità superiore (come un sasso lasciato andare da una frombola). Per applicarlo alla Terra bisognerebbe avvicinare al nostro pianeta almeno un milione di asteroidi, in tempi brevi, in modo da crearci "in casa" il centro di gravità capace di dare una bella spinta al nostro pianeta su di un'orbita differente.
La soluzione. Se mai riusciste a convincere uno scienziato a sbilanciarsi e a dare una sua scherzosa opinione di fattibilità a una di queste ipotesi, probabilmente vi direbbe che bisognerebbe investire sulla fionda gravitazionale. Forse però c'è un'altra soluzione ancora, lunga, ma con maggiori probabilità di successo: terraformare Marte, per spostare l'umanità anziché il suo pianeta. A tutt'oggi ci sono idee controverse sulla fattibilità di un tale progetto e alcuni sostengono che la scarsità di acqua e anidride carbonica non permetterebbe di arrivare a generare un'atmosfera compatibile con la vita terrestre.
Nulla vieta, però, la costruzione di gigantesche cupole per racchiudere intere città e nazioni... Sarebbe vita? In definitiva, l'unico vero futuro per l'umanità è l'espansione nello Spazio, per colonizzare pianeti di altre stelle.