Le immagini ad alta risoluzione che la Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO), la sonda della NASA in orbita attorno alla Luna dal 2009, ha inviato a Terra negli anni scorsi avevano già messo in luce alcune strutture geologiche che indicavano che il nostro satellite raggrinzisce (come un acino di uva passa). Le immagini mostrano faglie tettoniche, ossia lunghe fratture che spaccano la crosta del nostro satellite, ma finora non era stato possibile dire se tali fenomeni sono attivi o meno.
Un team di ricercatori americani e canadesi ha però rielaborato i dati dei terremoti registrati dai sismografi lasciati sulla Luna dagli astronauti delle missioni Apollo: dallo studio, pubblicato su Nature Geoscience, è emerso che l'epicentro di alcuni sismi si trova in prossimità delle faglie.
Attività lunari. L'epicentro di otto dei 28 terremoti registrati cade in prossimità di fratture, a non oltre 30 chilometri distanza, e questo sta a indicare che sulla Luna è in atto una vera e propria attività tettonica. I sismografi hanno lavorato dal 1969 al 1977, anno in cui furono considerati definitivamente degradati: «Il fatto che in quel periodo alcune faglie abbiano prodotto dei sismi ci indica che molto probabilmente sono attive», commenta Nicholas Schmerr (dip. di geologia della University of Marylan, Usa), uno degli autori dello studio, «e poiché non abbiamo mai finora registrato attività geologica su altri pianeti del Sistema Solare, è straordianrio che sulla Luna, invece, c'è ancora molta vitalità».
I sismografi arrivarono sulla Luna con le missioni Apollo 11, 12, 14, 15 e 16: quello dell'Apollo 11 funzionò per sole tre settimane, mentre gli altri funzionarono fino al 1977.
Stando alle elaborazioni, i terremoti registrati ebbero una magnitudo compresa tra 2 e 5. Thomas Watters (Center for Earth and Planetary Studies, dello Smithsonian Institution di Washington, Usa), che ha partecipato allo studio, ritiene che sia «molto probabile che gli otto sismi a cui facciamo riferimento siano stati prodotti da faglie in scorrimento, nel momento in cui è stata rilasciata la tensione accumulata per compressione, dovuta sia alla contrazione del satellite sia alle forze di marea prodotte dalla Terra».
La sonda LRO ha rilevato circa 3.500 scarpate, alcune delle quali mostrano dei massi alla base, ad indicare frane dai versanti delle strutture, dovuti a terremoti che scuotono la superficie. Se e quando torneremo sulla Luna, lo studio dei lunamoti sarà prioritario per capire l'evoluzione futura del nostro satellite.