I risultati di un nuovo studio rivelano che gli asteroidi che passano vicino alla Terra, o a un altro dei pianeti maggiori, possono subire dei forti “scossoni”, dei veri e propri sommovimenti sismici, che possono modificare la loro struttura superficiale. Da anni si parla molto del rischio che oggetti di questo genere possono rappresentare per il nostro pianeta, ma questa volta sembra che siano gli asteroidi a dover temere un passaggio ravvicinato con la Terra. A questa conclusione è giunto un gruppo di ricercatori franco-statunitense, coordinato da Rick Binzel del Massachussets Institute of Technology (MIT), dopo aver analizzato le caratteristiche superficiali di un centinaio dei cosiddetti near-Earth asteroid (NEA), gli asteroidi che hanno orbite che li portano in vicinanza del nostro pianeta.
Immagine della superficie del NEA Eros, ripresa dalla sonda ‘Near-Shoemaker’, che per circa un anno è stata in orbita attorno a questo piccolo asteroide. La superficie di questo oggetto fornisce un ottimo esempio di cosa è la ‘regolite’, un materiale poco compatto a granulometria eterogenea costituito da polvere e frammenti di roccia. L’immagine mostra un’area di circa 50 metri di lato, la roccia in basso a sinistra è grande poco più di 7 metri.
Tutti i corpi solidi del Sistema Solare non dotati di atmosfera sono ricoperti da uno strato più o meno spesso di regolite, un materiale poco compatto a granulometria eterogenea costituito da polvere e frammenti di roccia. La regolite si forma a seguito del continuo bombardamento meteoritico, a cui è continuamente sottoposta la superficie di questi oggetti, e a causa dei fortissimi sbalzi di temperatura che tendono a frantumare le rocce superficiali.
Oltre a ciò, la continua azione degli impatti di micro meteoriti e delle particelle elettricamente cariche del vento solare tendono con il tempo a produrre cambiamenti nella mineralogia del materiale esposto in superficie, facendogli cambiare colore (arrossandolo). È come se anche gli asteroidi stando esposti alla radiazione solare si “abbronzassero”, è il cosiddetto processo di “invecchiamento”. Quando però questi oggetti transitano in prossimità della Terra, o di un altro pianeta, gli “scossoni” che subiscono, a causa delle forti interazioni gravitazionali, fanno sì che il materiale superficiale subisca un rimescolamento che mette alla luce le parti non invecchiate dei frammenti e dei detriti che formano la regolite. In altre parole, la superficie dell’asteroide subisce un “ringiovanimento”.
Ebbene, questo fenomeno è stato rilevato dall’analisi delle caratteristiche superficiali ottenute con osservazioni spettroscopiche di 95 NEA, combinate con le loro storie orbitali. Ben 20 degli asteroidi con superfici “giovani” presenti nel campione nel corso degli ultimi 500.000 anni sono passati dalla Terra ad una distanza inferiore a quella che separa il nostro pianeta dalla Luna. Si tratta della “prova sperimentale” che gli asteroidi subiscono delle trasformazioni a causa delle forze indotte dal campo gravitazionale terrestre anche a distanze non molto brevi.
La prova finale di questo fenomeno potrebbe essere fornita nell’aprile del 2029, quando l’asteroide Apophis passerà dalla Terra a soli 30.000 km di distanza (al di sotto della quota dei satelliti geostazionari). Se prima del passaggio ravvicinato potessimo mettere dei sismografi sulla sua superficie, saremmo in grado di provare in maniera certa questa teoria.