Il primo satellite di un asteroide (o asteroidale) fu scoperto nell’agosto 1993 dalla sonda Galileo in viaggio verso Giove. Si trattava di Dactyl, un piccolo oggetto di circa 1,5 km di diametro che orbita in circa 20 ore attorno all’asteroide (243) Ida, le cui dimensioni sono di 54×24×15 km.
Da allora sono circa 180 i piccoli pianeti attorno ai quali sono stati scoperti uno o più satelliti, due terzi dei quali si trovano nella Fascia Principale degli asteroidi - la vasta cintura di planetesimi che si trova tra le orbite di Marte e Giove - mentre i rimanenti appartengono alla popolazione dei near-Earth asteroids (NEA), gli oggetti asteroidali che nel corso della loro orbita attorno al Sole transitano in prossimità della Terra (a tutt’oggi in totale ne sono stati scoperti più di 12.000).
Della famiglia dei NEA, a tutt’oggi, si conoscono soltanto due oggetti costituiti da tre componenti, denominati rispettivamente con le sigle 1994 CC e 2001 SN263. Quest’ultimo è stato scoperto il 20 settembre 2001 e il 12 febbraio del 2008 le osservazioni radar effettuate con il radiotelescopio da 305 metri di diametro Di Arecibo (Puertorico) hanno rivelato che l'asteroide non è un oggetto unico, ma è costituito da un corpo di maggiori dimensioni e da altri due più piccoli che gli orbitano attorno.
Una “foto” di famiglia molto accurata. Adesso, grazie alle analisi delle immagini radar e di una lunga serie di osservazioni telescopiche, è stato possibile caratterizzare con precisione i tre oggetti e mettere in evidenza le proprietà e la dinamica del sistema con una ricchezza di particolari senza precedenti. In pratica, si sono ottenute delle vere e proprie “immagini” dei tre piccolissimi corpi planetari e sono stati ricavati con precisione i loro parametri orbitali e fisici.
Un mucchio di sassi spaziale. Il componente principale del sistema, denominato Alpha, ha un diametro di circa 2,8 km e una densità di poco superiore a quella dell’acqua. Presumibilmente la sua struttura è “porosa” con al suo interno delle cavità ed è fratturato: molto probabilmente si tratta di un oggetto che in gergo viene chiamato rubble-pile (mucchio di sassi), un corpo composto da diversi blocchi di roccia tenuti insieme dalla reciproca forza di gravità.
La forma di Alpha, che compie una rotazione attorno al proprio asse in circa 3 ore e 25 minuti, assomiglia un pò a quella di una trottola e non è un caso: la regione equatoriale è più spessa perché è da lì che probabilmente si è staccato il materiale che è andato a formare i due minuscoli satelliti. Il più piccolo e interno, Gamma, orbita attorno al corpo maggiore in poco meno di 16 ore e mezzo ad una distanza di circa 4 km.
La cosa interessante è che la sua densità (circa 2,3 g/cm3) risulta essere molto più elevata di Alpha e quindi si tratta di un corpo compatto, cioè monolitico. Il secondo satellite, Beta, si trova a quasi 17 km dal corpo principale e descrive un’orbita in 6 giorni. Questo satellite ha la stessa densità del primario e deve avere una struttura composita.
La forza di gravità di Alpha è talmente bassa che, con un balzo, un ipotetico astronauta che visitasse il sistema potrebbe alzarsi dalla sua superficie e spostarsi da un satellite all’altro.