Dopo oltre un mese dall’impatto di LCROSS (Lunar Crater Observation and Sensing Satellite) sul fondo del cratere Cabeus, nella regione polare meridionale del nostro satellite, i responsabili della missione hanno annunciato che i risultati delle complesse analisi spettroscopiche della nuvola di detriti provocata dalla collisione hanno confermato la presenza di una significativa quantità di acqua allo stato di ghiaccio.
Il fondo dei crateri polari lunari, che, grazie alla loro posizione non vengono mai illuminati dalla luce del Sole, sono tra i luoghi più freddi del nostro sistema planetario. Recentemente, la sonda Lunar Recognition Orbiter (LRO) ha misurato l’eccezionale temperatura di -238 °C.
Immagine della nube di detriti ripresa 20 secondi dopo l’impatto dello stadio del vettore ‘Centaur’ dalla telecamera della sonda LCROSS.
Per accertare in maniera diretta l’esistenza di ghiaccio d’acqua sulla Luna, lo scorso 9 ottobre la NASA fece schiantare l’ultimo stadio del vettore Centaur, che aveva portato la sonda LCROSS sino all’orbita lunare, sul fondo del cratere Cabeus, una struttura da impatto di quasi 100 km di diametro in prossimità del polo sud. La violentissima collisione ha scavato un cratere di circa 20 metri di diametro sul fondo di Cabeus, sollevando una nube di detriti che è stata osservata dagli strumenti a bordo della sonda, che, dopo quattro minuti, ha seguito il destino del Centaur. Sebbene la quantità complessiva di acqua espulsa dall’impatto sia incerta, la sonda LCROSS ne rilevato più di 100 kg nella parte di pennacchio di detriti osservata direttamente.
Il sospetto che esistesse ghiaccio d’acqua sul fondo dei crateri polari della Luna risale al 1994, quando la sonda Clementine con il suo radar rilevò degli echi provenienti da queste zone tipici della riflessione prodotta dal ghiaccio. Altre osservazioni effettuate nel 1998 e 1999 dalla sonda Lunar Prospector confermarono con altre tecniche la presenza di ghiaccio d’acqua. Infine, l'acqua sulla Luna, in quantità molto ridotte, è stata individuata recentemente anche dalla sonda indiana Chandrayaan-1. Si trattava comunque di misure indirette, adesso invece non esistono più dubbi sulla presenza di questo prezioso elemento.
Spettro nel vicino infrarosso della nube di detriti sollevata dall’impatto, ottenuto dallo spettrografo di LCROSS, poco prima che anch’essa si schiantasse a poca distanza dal punto in cui ha impattato l’ultimo stadio del vettore ‘Centaur’. Le due aree gialle indicano le molto evidenti bande di assorbimento tipiche del ghiaccio d’acqua.
Ma da dove arriva questo ghiaccio d’acqua? Le ipotesi sono due. Una possibile “sorgente” potrebbe essere l’impatto di nuclei cometari, che come è noto sono formati in gran parte da ghiaccio d’acqua, che, alle temperature presenti sul fondo dei crateri polari, può persistere per miliardi di anni. La seconda è quella secondo cui il ghiaccio d’acqua lunare potrebbe essere stato formato dai nuclei di idrogeno (protoni) che compongono il vento solare, che continuamente bombarda la superficie del nostro satellite. Questi protoni, combinandosi con l’ossigeno presente nelle rocce lunari, genera molecole di ossidrile (OH) e di acqua (H2O). Queste molecole con il tempo possono migrare sulla superficie della Luna per venire poi intrappolate sul fondo dei gelidi crateri presenti nelle sue regioni polari.
Si tratta di un’importante scoperta che apre un nuovo capitolo nello studio e nella futura esplorazione umana del nostro satellite.