Sembra paradossale associare il concetto di archeologia a qualcosa di futuristico come la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), il nostro laboratorio orbitante a 400 km dalla Terra. Eppure un gruppo di scienziati ha deciso di analizzare le dinamiche della vita a bordo della base spaziale con lo stesso approccio utilizzato negli studi archeologici sulle civiltà del passato.
Il progetto, che si chiama Sampling Quadrangle Assemblages Research Experiment (SQuARE) ha l'obiettivo di capire come ci si adatta alla vita in microgravità, a partire da centinaia di foto degli oggetti utilizzati dagli astronauti e dei loro spazi di lavoro.
Prove per i posteri. Seguendo diligentemente le indicazioni di Justin Walsh, archeologo californiano con un background in studi sull'antica Grecia, gli astronauti delle scorse spedizioni sulla ISS hanno scattato centinaia di foto del loro habitat extraterrestre ogni giorno per 60 giorni nel corso dei primi mesi del 2022.
Hanno ritratto strumenti di ricerca e per la vita di bordo, utensili per pulire e conservare il cibo e trucchi per gestire la microgravità causata dalla continua caduta libera della Stazione Spaziale Internazionale, la condizione all'origine dell'assenza di peso e del galleggiamento che ben conosciamo.
Adattamento estremo. Come raccontato sul sito dell'edizione internazionale di Wired, una volta organizzati in un database e analizzati a dovere, questi documenti serviranno a capire che cosa accada quando ci trova costretti a vivere in situazioni di comfort limitato, lontano da casa e dalle condizioni fisiche tipiche della Terra, e con una ristretta gamma di oggetti a disposizione.
«L'idea è iniziare a individuare gli schemi di comportamento lassù e le associazioni tra persone e oggetti», ha spiegato Walsh presentando i risultati preliminari dello studio in una conferenza della Society for American Archaeology a Portland, nell'Oregon. «Quali sono le conseguenze sociali di una piccola e isolata comunità di umani separata dalla Terra? Che tipo di comportamento sviluppi se togli qualcosa di fondamentale come la gravità?» aggiunge Alice Gorman, archeologa dell'Università di Flinders (Australia) coinvolta nel progetto.
Gli oggetti non mentono. Queste sono le domande tipiche dell'archeologia contemporanea, che cerca di inferire il vissuto sociale delle persone a partire dagli oggetti fisici che usano e dagli spazi che abitano, aggirando così le false tracce lasciate dalla memoria, non sempre così affidabile. «Siamo interessati alle cose che le persone non ricordano o addirittura non registrano quando descrivono le loro vite» chiarisce Gorman.
Campagna di scavi. Per lo studio, che gli scienziati definiscono "uno scavo virtuale", gli astronauti hanno fotografato da ogni angolazione sei punti della ISS, inclusi il tavolo della cucina, una stazione di lavoro e un muro di fronte alla toilette.
Ogni scatto ha catturato un'area di un metro quadrato (da qui l'acronimo SQuARE, quadrato, in inglese) delimitato da un nastro adesivo e fotografato accanto a una tabella di calibrazione del colore e a un righello per avere un'idea rispettivamente dell'usura e delle dimensioni degli oggetti. Osservando queste 358 foto, gli archeologi spaziali hanno dedotto informazioni sull'utilizzo più o meno frequente dei vari strumenti di bordo.
Uno scorcio di vita in orbita. Tra le prime interessanti scoperte c'è il fatto che gli astronauti abbiano creato dei "surrogati di gravità" attaccando gli oggetti alle superfici della ISS, sfruttando il velcro, borse con cerniere, mollette, morsetti e qualunque altro stratagemma: come per esempio quando hanno agganciato un tablet a una parete della ISS per poter leggere mentre mangiavano.
A proposito di cibo, tra i più consumati ci sono dolci, la frutta fresca consegnata dalle navette cargo, il miele da spremere direttamente in bocca e le mentine: la scatola delle caramelle per rinfrescare l'alito è stata trovata in ogni foto in una posizione diversa, la prova di un uso frequente.
Imparare dal presente. Per comprendere il valore di studi come questo bisogna ricordarsi che la ISS non è eterna, ma è destinata ad essere commissionata nel 2030 (se nulla cambia): ci saranno altre stazioni a succederle, ma questo esperimento di coabitazione pacifica e internazionale rimarrà unico nella storia dell'esplorazione dello Spazio.
Capire come l'abbiamo abitata potrebbe aiutare a progettare le stazioni spaziali del futuro. Walsh e Gorman hanno infatti fondato un'agenzia di consulenza (la Brick Moon Inc.) che consiglierà alle compagnie spaziali private come progettare le prossime navicelle e i moduli spaziali, come quello per la base cislunare della missione Artemis, in modo che risultino più efficienti, confortevoli e produttivi.