Il celebre fisico ingelese ha presentato una nuova teoria che potrebbe rivoluzionare la nostra comprensione dei buchi neri. O la nostra incomprensione?
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Un'illustrazione di un buco nero, invisibile al centro di un vorticoso gorgo di gas incandescente. © A. Hobart/CXC. |
Divoratori cosmici. Hawking, che è oggi titolare della prestigiosa cattedra Lucasiana di matematica dell'Università di Cambridge (UK), divenne famoso negli anni '70 proprio per i suoi studi su questi oggetti che divorano tutto ciò che si trovi nelle loro vicinanze, all'interno di una regione detta “orizzonte degli eventi”. Fin da allora, in realtà, fu evidente che questa proprietà portava a un paradosso. Se i buchi neri inghiottono tutto, infatti, allora devono distruggere anche l'informazione: in pratica, di ciò che è inghiottito si perderebbe qualsiasi traccia. Secondo un'altra importante teoria fisica, la meccanica quantistica, però, l'informazione contenuta nella materia non può andare persa del tutto.
Scommessa da pagare. Nel 1975, Hawking affermò che i buchi neri erano un'eccezione alla regola, perché potevano distruggere l'informazione di ciò che inghiottivano e, forse, farla riapparire in un altro universo. Insieme al fisico teorico Kip Thorne, scommise un'enciclopedia sul baseball con John Preskill, un fisico del Californian Institute of Technology che invece sosteneva il contrario.
Scienziati spiazzati. Nel suo intervento a Dublino, parlando con una voce sintetizzata al computer, Hawking ha ammesso dopo trent'anni di aver avuto torto. Lo scienziato, che è costretto alla sedia a rotelle dalla sclerosi laterale amiotrofica, ha motivato la sua nuova posizione sulla base di una teoria che ha colto impreparati gli altri scienziati. Preskill stesso si è dichiarato soddisfatto, ma ha ammesso di non avere ben compreso gli aspetti teorici. La comunità scientifica, dunque, attende ora la pubblicazione che, stando alle aspettative, sarà presentata tra circa un mese.
(Notizia aggiornata al 23 luglio 2004)