Dopo aver affrontato (e scongiurato) il rischio di un impatto con un detrito spaziale, l'equipaggio della Stazione Spaziale Internazionale continua a fare i conti, dallo scorso mese di agosto, con un problema di perdita d'aria (inconveniente, in verità, capitato già qualche anno fa).
Settimane di ricerca. La novità è che sembra localizzata, finalmente, la zona dove ha origine di questa perdita: si tratta del modulo russo Zvezda, che contiene un gran numero di apparecchiature scientifiche. È il risultato di una ricerca condotta dall'equipaggio della Stazione spaziale (i cosmonauti russi Anatoly Ivanishin e Ivan Vagner e l'astronauta statunitense Christopher Cassidy) che in queste settimane hanno analizzato la struttura modulo per modulo.
E ora? La Roscosmos, l'agenzia spaziale russa, ha precisato che la situazione non costituisce alcun pericolo per l'equipaggio della ISS e nemmeno impedisce il regolare svolgimento degli esperimenti. Adesso però la caccia si concentra sulla ricerca del punto preciso attraverso la quale la preziosissima aria a bordo della Stazione Spaziale si disperde nello spazio.
Con gli ultrasuoni. Per riuscire nell'impresa, non proprio semplice per la presenza di gran numero di strumenti che "tappezzano" le pareti del modulo russo, l'equipaggio disponde di uno strumento a ultrasuoni in grado di "sentire" la fuoriuscita di aria dai moduli.
Intanto rimane fissato per il 14 ottobre un nuovo lancio di una Soyuz con tre astronauti a bordo - Sergei Ryzhikov, Sergei Kud-Sverchkov e l'astronauta della NASA Kate Rubinelle - mentre nelle ultime ore la NASA ha spostato al 31 ottobre il lancio della seconda missione della Dragon-2 che porterà quattro astronauti alla ISS. Lo spostamento non è causato da problemi tecnici, ma solo dall'intenso "traffico" di navicelle che partiranno e arriveranno alla stazione orbitante durante il mese di ottobre (2020).