Spazio

La Stazione Spaziale Internazionale è abitata da 20 anni

Il 2 novembre 2000 si apriva la porta - anzi, il portellone - della Stazione Spaziale Internazionale, la prima casa costruita dall'uomo per vivere e lavorare nello spazio. Ecco come è stato possibile.

«Se avete 40 anni o meno, almeno per metà della vostra vita l'uomo ha abitato continuativamente nello Spazio»: queste parole dell'astronauta ESA Alexander Gerst sottolineano l'importante compleanno di oggi, 2 novembre 2020. La Stazione Spaziale Internazionale festeggia 20 anni di presenza umana senza interruzioni: era il 2 novembre 2000 quando, dopo un viaggio di due giorni sulla Soyuz TM-31, gli astronauti dell'Expedition 1 Bill Shepherd (NASA), Yuri Gidzenko e Sergei Krikalev (Roscosmos) ne varcarono per la prima volta la soglia.

Da allora, in questa base orbitante a 400 km da Terra, che 20 anni fa era grande come un trilocale e oggi come un campo da calcio, si sono avvicendati 241 astronauti di 19 Paesi, un esempio senza pari di cooperazione internazionale e convivenza pacifica.

I primi inquilini. Anche se i primi "blocchi di costruzione" della ISS furono inviati in orbita nell'autunno del 1998 (il 20 novembre di quell'anno, un razzo russo Proton aveva messo in orbita il modulo Zarya), alcuni ritardi nell'arrivo del modulo di servizio russo Zvezda, che ospitava i sistemi di supporto vitali essenziali per le prime missioni umane sulla ISS, rinviarono il lancio dell'Expedition 1 al 31 ottobre 2000. 

I tre uomini scelti, Shepherd, Gidzenko e Krikalev, si erano addestrati insieme per oltre quattro anni, e nei 136 giorni a bordo della neonata stazione avrebbero presieduto alle fasi cruciali della sua crescita, dapprima attivando i sistemi di bordo essenziali per la sopravvivenza in orbita e poi accogliendo tre missioni dello Space Shuttle con attrezzature scientifiche e componenti fondamentali (come i pannelli fotovoltaici e il modulo di ricerca statunitense Destiny).

Yuri Gidzenko (in basso), William Shepherd e Sergei Krikalev il 31 ottobre 2000, poco prima del lancio della Soyuz TM31: il primo con un equipaggio destinato ad abitare la ISS. © NASA

Le prime operazioni. Alle 11:23 ora italiana del 2 novembre 2000, dopo un aggancio automatico perfettamente riuscito, quel primo equipaggio aprì il portellone del modulo Zvezda. Il comandante Sheperd fu incaricato del primo esperimento scientifico in orbita: raccogliere campioni dell'atmosfera all'interno della ISS.

Le ore che seguirono furono talmente frenetiche da lasciare ai tre pionieri dello spazio poco tempo per i celebrativi: una volta entrati, si ritrovarono in un ambiente freddo e inospitale. Accesero le luci, scaldarono l'acqua per una bevanda, attivarono la toilette di bordo, cercarono l'allaccio e il cavo televisivo per stabilire un collegamento satellitare con la Terra. «Ora possiamo vivere» commentò Shepherd. «Abbiamo luce, acqua calda e un bagno». 

giorni difficili. Con poche infrastrutture disponibili, quei primi giorni a bordo non furono facili. Come ha raccontato Sheperd in un'intervista «era come vivere in campeggio. Non avevamo filtri per la CO2, aria condizionata e tutti i depuratori necessari.

Eravamo preoccupati perché dovevamo arrangiarci su molte cose e nelle prime settimane abbiamo lavorato molto per migliorare la vita a bordo della ISS. Abbiamo avuto qualche problema anche con l'elettricità ma non ci siamo scoraggiati».

Avvio complicato. A differenza degli attuali equipaggi che sono in collegamento costante con il controllo di Terra, e possono usare Internet e parlare con la famiglia via Skype, il primo team di astronauti aveva contatti radio sporadici con i controlli di missione di Houston e di Mosca. La giornata lavorativa poteva durare anche 18 ore e ci furono, in quei primi quattro mesi e mezzo, alcuni momenti di tensione.

Uno fu quello del 18 novembre 2000 quando il primo cargo russo Progress mancò l'attracco automatico. Il cosmonauta Yuri Gidzenko riuscì a eseguire quello manuale, ma questa procedura che oggi non desta preoccupazione, allora lasciò tutti con il fiato sospeso: tre anni prima, infatti, un attracco fallito tra la Progress e la MIR, aveva causato uno scontro tra capsula e stazione, danneggiando pesantemente la seconda. 

La base dei record. La Stazione Spaziale Internazionale è oggi una delle più complesse e bizzarre opere ingegneristiche mai realizzate, con moduli costruiti in quattro diversi continenti ma assemblati per la prima volta nello Spazio con precisione millimetrica. Costruita grazie a più di 50 viaggi con diversi vettori, la ISS è il più grande veicolo spaziale mai realizzato, con un'area pari a quella di un campo da calcio e un volume abitabile superiore ai 1.200 metri cubi (cui l'Italia, attraverso ASI e aziende come Thales Alenia Space, contribuisce per oltre il 40%).

In questi 20 anni, per 241 astronauti, la Stazione Spaziale Internazionale è stata una casa e un ufficio per settimane, mesi o quasi un anno; l'ambiente in microgravità è servito da laboratorio per più di 3.000 esperimenti scientifici, con ricadute pratiche per la vita di tutti i giorni sulla Terra e per la sopravvivenza degli astronauti nelle future missioni spaziali.

La più resistente. Con i suoi 22 anni in orbita e oltre 120.000 orbite all'attivo, la Stazione Spaziale Internazionale ha superato in longevità tutte le basi precedenti: la MIR, sulla quale gli stessi Krikalev e Gidzenko avevano operato, fu decommissionata con un rientro nel Pacifico nel 2001, dopo 15 anni di servizio, e le stazioni russe e americane precedenti (incluso lo Skylab), non sono sopravvissute tanto a lungo, come del resto le più recenti basi spaziali cinesi.

Adesso, con l'ampliamento dell'accesso all'orbita bassa terrestre e le missioni lunari all'orizzonte, si pensa già al suo futuro: opererà senz'altro fino al 2024, anche se le sue componenti più vecchie sono considerate affidabili almeno fino al 2028.

Come finirà? La ISS sarà riciclata per costruire il futuro avamposto in orbita lunare? Sarà appaltata a compagnie spaziali private che potranno rinnovarla e tenerla operativa? Oppure sarà anch'essa fatta rientrare con un ultimo tuffo nell'oceano?

Le tappe della costruzione. I moduli della Stazione Spaziale Internazionale, prodotti da varie agenzie spaziali, si sviluppano per 109 metri, e si sono aggiunti pian piano, dal primo pezzo, lanciato nel 1998, fino al 2011, quando sono state apportate le ultime grandi aggiunte, come mostra questo timelapse della Nasa. Per portare in orbita e assemblare tutte le componenti sono stati spesi circa 100 miliardi di dollari (150 secondo alcune stime che tengono conto dell'inflazione).

2 novembre 2020 Elisabetta Intini
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