Secondo lancio di Starship: gli aspetti positivi e quelli negativi
Tutti coloro che hanno seguito la missione hanno visto il razzo alzarsi da terra con tutti i motori accesi, il distacco del razzo dall'astronave e l'accensione dei motori di Starship che è proseguita verso lo spazio. Ma hanno anche visto il Super Heavy, ossia il razzo vero e proprio, esplodere in cielo mentre stava ritornando a terra e la perdita di dati di Starship che (lo si è saputo dopo) era anch'essa esplosa sul Golfo del Messico. Missione riuscita? Missione fallita? O missione così e così?
Gli aspetti positivi:
- Il razzo Super Heavy ha funzionato perfettamente durante la fase di ascesa. Tutti i 33 motori Raptor si sono accesi e spenti come previsto, senza problemi (a differenza di quanto accaduto nel primo volo).
- La separazione tra il razzo Super Heavy e la navicella Starship è avvenuta correttamente.
- Starship ha raggiunto lo spazio, superando l'altitudine di 100 chilometri.
Quelli negativi:
- Il razzo Super Heavy è esploso durante la fase di rientro.
- La navicella Starship è esplosa prima di poter concludere la sua missione.
L'analisi del secondo volo del razzo Starship di SpaceX
Oltre all'avvio completo dei 33 motori Raptor del Super Heavy Booster che, per la prima volta, sono rimasti accesi esattamente per il periodo previsto durante la salita, senza mostrare alcuna problematica, l'astronave ha dunque eseguito con successo la separazione dallo stadio principale. In quel momento si sono accesi con successo i sei motori Raptor del secondo stadio. Questa modalità di separazione non era mai stata sperimentata con Starship ed è stata eseguita con successo.
Successivamente il booster Super Heavy ha completato la prevista manovra di ribaltamento e ha avviato l'accensione di tre motori per frenare al discesa verso terra, ma subito dopo ha subìto un "rapido disassemblaggio non programmato": dopo più di tre minuti e mezzo di volo il razzo è esploso a un'altitudine di circa 90 chilometri sopra il Golfo del Messico.
I sei motori Raptor del secondo stadio hanno spinto la navicella a un'altitudine di circa 150 chilometri e ad una velocità di circa 24.000 km/h.
L'esplosione. La conclusione del test di volo è arrivata quando la telemetria (ossia il sistema che trasmette i dati di un'astronave in volo) è stata persa, cioè si è interrotta, prima dello spegnimento dei motori, dopo più di otto minuti di volo.
SpaceX ha verificato che la distruzione era avvenuta in seguito ad un comando di autodistruzione sulla base dei dati disponibili a bordo del veicolo, ma al momento non è nota la motivazione.
A terra il sistema ad acqua per deflettere le fiamme dei motori di Starship in fase di partenza e altri aggiornamenti della base di lancio hanno funzionato come previsto, richiedendo un lavoro post-lancio minimo, per essere pronti per i prossimi test dell'astronave.
In sintesi. Il secondo volo di Starship è stato dunque un passo avanti importante nello sviluppo di questo veicolo spaziale. SpaceX ha dimostrato che è in grado di far funzionare il razzo Super Heavy e di separarlo correttamente dalla navicella Starship. Inoltre, Starship è riuscita a raggiungere lo spazio, un risultato che era stato raggiunto solo da poche altre astronavi.
Tuttavia, l'esplosione del razzo Super Heavy e della navicella Starship è un segno che SpaceX ha ancora molto lavoro da fare. L'azienda deve identificare la causa di queste esplosioni e apportare le modifiche necessarie per evitare che si ripetano.
Starship: quali sono ora i programmi futuri di SpaceX
SpaceX ha già annunciato che sta preparando il terzo test di volo di Starship. Questo test, che dovrebbe avvenire entro la fine del 2023, sarà fondamentale per dimostrare la capacità di Starship di raggiungere l'orbita terrestre e atterrare in sicurezza.
Se SpaceX sarà in grado di superare anche questo ostacolo, Starship sarà un veicolo spaziale rivoluzionario. Sarà in grado di trasportare carichi pesanti nello spazio, a costi molto inferiori rispetto ai veicoli spaziali attualmente in uso. L'obiettivo finale è quello di impiegare Starship per la missione che riporterà l'uomo sulla Luna, inizialmente programmata per il 2025 ma quasi certamente destinata a slittare nel tempo.