Il primo uomo sulla Luna, nel 1969, è mito, ma il viaggio che l'ha portato lassù inizia alle 19:28 del 4 ottobre 1957, da una rampa di lancio del cosmodromo di Baikonur, quando un vettore Semërka R-7 su cui campeggiano la stella rossa e la scritta CCCP (per noi URSS) si alza con successo, attraversa i primi strati dell'atmosfera e, stadio dopo stadio, deposita in orbita terrestre bassa il primo satellite costruito dall'uomo: lo Sputnik 1.
Ci sono diverse repliche in scala 1:1 di quel satellite sovietico in molti musei del mondo: a vederlo oggi si fatica a capire la portata dell'impresa, lo stupore del mondo, l'entusiasmo e... lo smacco, per gli americani (Usa e Urss erano i due "blocchi politico-militari" che si contendevano il mondo, ed erano in piena Guerra Fredda), che nel '57 erano molto indietro nel loro programma spaziale, rispetto ai russi.
Lo Sputnik 1 era una sfera di alluminio di 58 centimetri di diametro (un pallone da pallacanestro misura circa 24 centimetri di diametro), tirata a lucido per riflettere i raggi solari, 83 kg di peso e 4 appendici lunghe 2,5 metri a fare da antenne di servizio all'unico strumento di bordo: un termometro.
Dall'orbita, i dati erano trasmessi a Terra grazie a due trasmittenti (che per precauzione trasmettevano su lunghezze d'onda differenti) alimentate da una serie di batterie zinco-argento.
L'impresa, tecnologicamente epica, doveva mostrare al mondo la superiorità sovietica nel campo dell'astronautica e aveva obiettivi pratici e semplici: raccogliere dati sulle temperature lungo la traiettoria e in orbita.
L'orbita, definita bassa, era molto eccentrica: da 200 a 900 km circa (la Stazione spaziale internazionale ha un'orbita molto più regolare, attorno ai 400 km circa di altezza), che lo Sputnik percorreva in una media di 90-100 minuti.
Il 3 gennaio 1958, a 92 giorni dal lancio, compiute 1.440 orbite attorno alla Terra, lo Sputnik 1 rientrava e bruciava in atmosfera, come previsto (video in apertura di pagina). Un successo completo, e non l'unico: il 3 novembre 1957 l'Urss mandava nello Spazio il primo mammifero (la cagnolina Laika), il 12 aprile 1961 il primo uomo, Jurij Gagarin, il 16 giugno 1963 la prima donna, Valentina Tereškova.
Un po' di Storia. Un successo costruito anche grazie agli scienziati tedeschi della Germania sconfitta, quelli che avevano scelto la Russia anziché l'America (o erano stati costretti a sceglierla), coordinati dal fondatore del programma spaziale sovietico, Sergei Korolyov.
Korolyov aveva un mandato molto preciso: costruire un missile intercontinentale (di quelli che si sarebbero poi chiamati ICBM, missili balistici intercontinentali) capace di "consegnare" una testata nucleare in qualunque parte del mondo.
Preso nell'ingranaggio dei militari, Korolyov (che aveva sperimentato anche l'inferno della Siberia), sognava lo Spazio - tolto il gulag, era un'esperienza simile a quella di Wernher von Braun, tedesco, rifugiato negli Usa e "padre" del programma missilistico e poi astronautico degli americani.
Dopo diversi tentativi e fallimenti Korolyov riuscì ad effettuare un lancio con un successo parziale e pressato dalle notizie di un possibile imminente lancio americano di un satellite riuscì in soli due mesi a mettere in piedi la missione dello Sputnik-1, il primo mattone di quel viaggio che ci vede oggi parlare dell'esplorazione di Marte e del ritorno dell'uomo sulla Luna.