Sabato 28 settembre 2019, nel complesso di Boca Chica, in Texas, Elon Musk ha presentato alla stampa il prototipo della Starship, il veicolo a due stadi - una sorta di gigantesco Space Shuttle montato sopra un Big Falcon Rocket - che nei piani di SpaceX dovrebbe porre le basi per un ritorno sulla Luna e per le prime colonie marziane.
La nave spaziale in acciaio lucido che pare uscita da un vecchio romanzo di fantascienza è l'evoluzione della Starhopper, che ha di recente superato a pieni voti i suoi primi test di volo: alta 50 metri e con una base di 9 metri di diametro, adatta a portare in orbita 150 tonnellate di materiale, è una versione più vicina a quella che sarà l'originale. Ecco alcuni interessanti elementi che sono emersi dalla presentazione.
1. I tempi. Musk si dice convinto che il prototipo della Starship potrebbe raggiungere l'orbita entro sei mesi e volare con equipaggio il prossimo anno. Come timeline appare quantomeno ambiziosa: appena un mese fa la piccola Starhopper ha raggiunto in un lancio la ragguardevole quota di 150 metri per poi atterrare con precisione.
Entro un mese o due, il prototipo Mk1 appena presentato dovrebbe provare a sollevarsi di 20 metri, e il passo successivo sarà un lancio di 20 km. Nel frattempo, SpaceX sta lavorando alla costruzione dei prototipi di Starship Mk2, nel sito di Cape Canaveral, e Mk3, il cui assemblaggio inizierà a breve a Boca Chica. Musk non prevede di tentare un volo in orbita bassa prima del terzo prototipo o dei successivi. Il punto è riuscire ad avere un numero sufficiente di motori Raptor per alimentare il BFR (la configurazione classica ne prevede 37, ma ne servono almeno 24).
2. Rifornimenti. La Starship potrà essere rifornita in orbita bassa da un'altra navicella, con un processo simile a quello che attualmente permette l'aggancio tra le capsule cargo di SpaceX e la ISS. Ciò permetterà di caricare un peso maggiore alla partenza e di portare in orbita una maggiore quantità di payload - un passaggio cruciale, se l'obiettivo è la colonizzazione spaziale.
3. Atterraggio. Anche se è spesso paragonata allo Shuttle, la Starship non atterrerà come un aereo, ma si avvicinerà al sito di atterraggio con un'angolazione di 60 gradi, prima di planare "di pancia" come uno skydiver, e raddrizzarsi giusto in tempo per toccare il suolo. Vederla atterrare sarà, come ha detto lo stesso Musk, «un'esperienza "da pazzi"».
4. Riutilizzo. Dall'acciaio inossidabile esterno ai booster, la Starship sarà completamente riutilizzabile, e in tempi molto rapidi. Questo dovrebbe, nei piani di Musk, accelerare le fasi di test, perché non occorrerà ricostruire completamente i prototipi: per ricavarne versioni di nuovo adatte al lancio, potrebbero bastare alcuni giorni.
5. Lanci. Sentiremo sempre più spesso parlare di Boca Chica, il paesino texano al confine con il Messico che SpaceX ha eletto a sito di lancio e nucleo di un futuro spazioporto per le Starship. Musk ha detto che c'è il 50% di possibilità che il primo lancio con equipaggio della nave spaziale avvenga da questa località (l'altro 50% rimane su Cape Canaveral) e l'agenzia spaziale privata ha lanciato una campagna acquisti delle proprietà della zona per convincere la trentina di abitanti del villaggio a trasferirsi altrove. Con il passare del tempo, i rischi e i disagi procurati dai test dei razzi potrebbero diventare infatti sempre più importanti.