28 agosto, era appena passata la mezzanotte (in Italia) quando SpaceX ha condotto il suo annunciato test sul prototipo Starhopper, dalla base di Boca Chica (Texas): la navetta è stata fatta innalzare per 150 metri e atterrare in un'altra piazzola, distante alcune decine di metri. A dispetto delle misure, si tratta di un test molto importante, che conclude la serie con il prototipo in piccola scala: i prossimi test avranno per protagonista una versione più vicina a quella che sarà la Starship.


Innanzi tutto si è trattato dell'ultimo di una serie di test sul motore Raptor, un sistema di propulsione che, sulla carta, è capace di spingere il nuovo e più potente razzo mai costruito verso altri pianeti del Sistema Solare.
La navicella ha raggiunto la quota stabilita, 150 metri, la quota massima concessa dalla Federal Aviation Administration per quell'area (SpaceX aveva chiesto di poter raggiungere 200 metri), e dopo un volo durato circa un minuto è atterrata in verticale e con estrema precisione sul punto previsto. Il precedente test era stato eseguito a luglio.


Nuovi orizzonti. Il sistema che SpaceX sta mettendo a punto è un veicolo a due stadi completamente riutilizzabile: il primo stadio è il lanciatore Big Falcon Heavy (o SuperHeavy), spinto da ben 37 motori Raptor che bruciano metano criogenico (liquido) e ossigeno liquido; il secondo stadio è una specie di "space shuttle" gigantesco, StarShip, capace di ospitare un equipaggio di 100 persone. Non è chiaro se il sistema andrà a sostituire gli attuali Falcon 9 e Falcon Heavy e le navicelle Dragon e Crew Dragon, ma Elon Musk (SpaceX) non nasconde che tra gli obiettivi del nuovo razzo ci sono una missione cargo verso Marte nel 2022 e una missione umana nel 2024. Pochi credono nella concretezza e fattibilità un tale piano, ma in effetti le premesse ci sono e Musk ci ha già mostrato che pochi anni bastano per fare avanzare di molto la tecnologia aerospaziale.