Spazio

SpaceX e il test di salvataggio astronauti

Mercoledì 6 maggio un manichino sarà scagliato fuori dalla capsula Dragon e paracadutato a Terra, nella simulazione di un incidente in fase di decollo. Così la Nasa si prepara a fare a meno della Soyuz.

È già seduto con la cintura di sicurezza agganciata su un simulacro della capsula Dragon V2, la navicella della SpaceX destinata, un giorno, a trasportare gli astronauti sulla ISS. Buster, un manichino di dimensioni umane ingaggiato dalla compagnia di Elon Musk, affronterà mercoledì 6 maggio un importante crash test che potrebbe in futuro salvare la vita degli astronauti della Nasa.

la simulazione. Alle 15:00 ora italiana il fantoccio sarà lanciato da Cape Canaveral fino a 1,3 km di quota, per essere poi eiettato insieme alla capsula lontano dai propulsori, e ricadere a terra con un paracadute. SpaceX sta lavorando in accordo con la Nasa a un sistema di capsule che possano trasportare gli astronauti da e verso la ISS, per ridurre la dipendenza dalle Soyuz russe. Una versione cargo della capsula Dragon si occupa già di parte dei rifornimenti della base orbitante. La Dragon V2, destinata al trasporto equipaggi, dovrebbe essere operativa dal 2017.

Propulsori. La capsula sarà lanciata da una piattaforma appositamente allestita sulla rampa e raggiungerà la quota desiderata (spostandosi anche a 1,8 km a est del sito del lancio) non con un costoso Falcon 9 ma grazie a quattro coppie di propulsori SuperDraco. È un test anche per questi propulsori, il cui scopo - quando saranno operativi nel sistema - sarà quello di eiettare l'intera capsula dal vettore di lancio in caso di emergenza.

Una prova stressante. Buster sperimenterà una accelerazione di circa 4G prima di essere paracadutato nell'Atlantico. La fase di espulsione durerà circa 2 secondi. Oltre a volare, il manichino raccoglierà dati scientifici importanti per lo studio dei sistemi di sicurezza della capsula, grazie a una rete di 270 sensori intessuti nel suo corpo.

Come ai vecchi tempi. La Nasa ha voluto fortemente questo test e il prossimo, che si terrà in estate. Chiamati in gergo pad abort, nascono in seguito al ritiro del Programma Shuttle, duramente segnato dai disastri del Challenger (nel 1986, durante la partenza) e del Columbia (nel 2003, durante il rientro).

Le navicelle Mercury e Apollo, così come i primi quattro Shuttle, prevedevano sedili eiettabili per gli astronauti. Non così le capsule successive, in cui il sistema di sicurezza fu sacrificato per ospitare un numero maggiore di astronauti.

Qualche limite. L'efficacia del sistema potrebbe dipendere, tuttavia, dalla quota in cui avverrebbe l'espulsione. Con la memoria al lancio dalla stratosfera di Felix Baumgartner e - più recentemente - del manager americano dirigente di Google Alan Eustace, che ha battuto il suo record lanciandosi da 41.420 metri di quota, è difficile pensare che un astronauta possa imbarcarsi per la ISS equipaggiato con tute così pesanti.

5 maggio 2015 Elisabetta Intini
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