Dopo il successo di SpaceX, che il 31 maggio ha fatto arrivare con la sua Dragon due astronauti sulla Stazione spaziale internazionale, i commenti dalla Russia non si sono fatti attendere. Alcuni funzionari dell'Agenzia spaziale russa, la Roscosmos, non hanno nascosto la loro perplessità per "tutta quell'isteria", così l'hanno definita: «Non capiamo davvero l'eccitazione scatenata dal successo della missione, dal lancio all'arrivo all'ISS. Quello che sarebbe dovuto succedere da molto tempo è finalmente successo», ha commentato il portavoce di Roscosmos, Vladimir Ustimenko. Molto distaccato, ma ci si poteva aspettare altro sapendo che, con questo lancio, la Russia vede messa in discussione l'egemonia di cui ha fin qui goduto per il trasporto spaziale?
Il solito Trump. Tra l'altro, parlando dall'iconico Kennedy Space Center, in Florida, il presidente degli Stati Uniti ha gettato alcol sul fuoco quando ha promesso che gli astronauti statunitensi sarebbero sicuramente tornati sulla Luna nel 2024 «per stabilire una base permanente e una piattaforma di lancio, attorno alla Luna, da dove partire verso Marte». Non solo: «La prima donna sulla Luna sarà una donna americana», ha aggiunto, «e gli Stati Uniti saranno la prima nazione a sbarcare su Marte: non saremo il numero due da nessuna parte!». Dopo un'era di sostanziale collaborazione tecnologica e scientifica, ecco parole che suonano come una "sfida" alla conquista dello Spazio.
Sveglia! La Russia non si è fermata al solo commento sull'isteria americana, ma ha fatto sapere che già quest'anno la Roscosmos eseguirà test su un nuovo vettore e che dall'anno prossimo riprenderà il programma lunare, senza però specificare il progetto. Sembra infatti che il prossimo autunno vi sarà un importante prova del nuovo razzo Angara nella sua versione più potente. Il lancio di SpaceX potrebbe dunque essere suonato come una sveglia per la Roscosmos, per recuperare il tempo perduto. Certo è che quest'ultima impresa di Elon Musk non è solo una generica minaccia all'egemonia spaziale russa, ma anche una perdita enorme dal punto di vista economico: ogni singolo passaggio verso la ISS portava alla Roscosmos tra 80 e 90 milioni di dollari, soldi che difficilmente la NASA vorrà ancora spendere - anche in previsione dell'arrivo, l'anno prossimo, del secondo, importante taxi spaziale, la Starliner di Boeing. Elon Musk ha fatto sapere che i suoi passaggi alla ISS costeranno non più di 60 milioni di dollari, e tale dovrebbe essere anche il prezzo d
i Boeing, e in questa corsa al ribasso Roscosmos ha annunciato che cercherà il modo di abbattere del 30 per cento i suoi costi.
Obiettivo difficile. Mentre ci auguriamo che le nuove tariffe per lo Spazio a noi più vicino non siano basse a scapito della qualità, non possiamo non rilevare le colpe di Roscosmos, che forte di una posizione di vantaggio non ha mai incoraggiato un vero svilippo tecnologico dell'astronautica. Sta studiando una nuova navicella, è vero, la sua realizzazione va molto a rilento, così come quella di razzi abbastanza potenti da trasportare grandi quantità di materiali verso Marte. Questo, insomma, è proprio un nuovo capitolo per Roscosmos, che oltre agli USA si trova oggi a dover competere anche con la Cina.