Lo scorso 14 febbraio, quando in Italia erano le 13:41, la sonda dell’Esa Rosetta è scesa fin quasi a sfiorare la cometa 67/P Churyumov-Gerasimenko, sorvolandola a soli 6 km d’altezza. L’immagine qui sopra è un mosaico di 4 fotografie unite tra loro che mostrano particolari che al suolo misurano 75 cm: è la prima immagine della fotocamera NavCam rilasciata al pubblico. Altre, afferma l’Esa, dovrebbero arrivare nei prossimi giorni e con una risoluzione addirittura superiore, fino a 50 cm.
Immagini segrete. L’area fotografata fa parte della regione chiamata Imhotep, che si trova lungo la parte inferiore della cometa, sul lobo più grande. La cometa è suddivisa in 19 regioni che si differenziano per molti fattori morfologici. Nella parte superiore della fotografia si nota un masso grande circa 45 metri che per la sua forma piramidale (come appariva nelle immagini a più bassa risoluzione) è stato chiamato Cheope. Caratteristiche sono alcune inclusioni al suo interno, che appaiono più biancastre di ciò che c'è attorno e che attendono una spiegazione sulla loro formazione e composizione.
Se queste immagini sono spettacolari, dovrebbero esserlo ancora di più quelle riprese dalla macchina fotografica Osiris, che (purtroppo per noi) rimangono di proprietà di ricercatori tedeschi finché non saranno state analizzate nei particolari. Di tutte le immagini riprese da Osiris pochissime sono state rilasciate al pubblico.
Un’altra spettacolare immagine ripresa da Rosetta è quella che appare qui sotto. È una fotografia a più lunga esposizione rispetto alle altre e che, con opportuni accorgimenti realizzati dai ricercatori a Terra, mostra la formazione della chioma che tra qualche settimana diverrà sempre più imponente e andrà a formare la classica coda.
Impatti o geyser? Nelle foto ci sono alcuni elementi che più di altri attirano l’attenzione: il primo è la forma circolare di strutture che assomigliano a crateri. Ma che siano crateri da impatto è difficile affermarlo, in quanto se fosse stato generato da un oggetto così grosso da formare un cratere di tale dimensione, probabilmente la cometa si sarebbe frantumata in mille pezzi. C’è invece chi ipotizza che da quei crateri, nel passato, siano fuoriuscite grandi quantità di gas all’approssimarsi del Sole, come fossero giganteschi geyser. Forse la risposta arriverà quando, tra aprile, maggio e giugno, la cometa rasenterà di nuovo il Sole e Rosetta sarà là a fotografarne i dettagli.
Il mistero delle rocce a strati. Un altro elemento di interesse è costituito da alcune rocce (a sinistra, verso il basso nella fotografia qui sotto) che sembrano stratificate. Sulla Terra le rocce a strati sono all’ordine del giorno.
Gran parte della crosta terrestre è ricoperta da rocce stratificate, che sono il risultato della deposizione di materiale marino o lacustre avvenuto nel corso di milioni di anni. Anche il vento e i fiumi possono creare rocce stratificate, anche se il fenomeno è più modesto.
Sulla cometa nulla di tutto ciò può essere avvenuto. Non è però da escludere che parte del materiale emesso dalla cometa al suo avvicinarsi alla nostra stella, che non è riuscito ad abbandonarla, sia ricaduto sulla sua superficie e che nel corso dei molti passaggi vicino al Sole si sia arrivati all’accumulo di materiale che ha dato origine agli strati. Ma tutto è da verificare.
Il bello deve ancora arrivare. E Philae? A una distanza così ravvicinata non poteva essere visto? Molto improbabile, perché si trovava in ombra e quindi davvero solo un colpo di fortuna avrebbe permesso di avvistarlo. Forse appare sulle immagini di Osiris.
Purtroppo non ci saranno altri passaggi così ravvicinati perché tra poco la cometa inizierà a emettere grandi quantità di vapore acqueo, anidride carbonica, gas e polveri, e se Rosetta dovesse avvicinarsi troppo potrebbe subire seri danni. Ma questo non esclude riprese sempre più affascinanti.
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