Spazio

L'inattesa geologia di Cerere

Lo studio dei dati inviati dalla sonda Dawn rivela l'inattesa geologia del pianeta nano, che presenta faglie e complesse fratture in superficie, a indicare una altrettanto complessa struttura interna.

Un gruppo internazionale di ricercatori ha scoperto che il pianeta nano Cerere (940 km di diametro), che ruota attorno al Sole nella fascia degli asteroidi, mostra sulla sua superficie "profonde rughe e spaccature", ossia quello che i geologi chiamano faglie. Nel loro articolo, pubblicato su Nature Astronomy, gli scienziati spiegano che il lavoro si basa sull'analisi dei dati raccolti dalla sonda Dawn (Nasa), la cui missione è terminata l'anno scorso.

Strutture simili a quelle osservate su Cerere sono state osservate anche su Marte e su Mercurio: i geologi le hanno infine interpretate come fenomeni legati al raffreddamento della crosta di quei pianeti. Quando la roccia si raffredda diventa più densa e si contrae, e questo porta alla formazione di grosse faglie. Queste fratture causano anche movimenti della crosta, e spesso rocce più vecchie vengono spinte verso l'alto, sopra a rocce più giovani, creando imponenti rughe e il restringimento del pianeta.

Dalla sonda Dawn: il pianeta nano Cerere
Il pianeta nano Cerere ripreso dalla sonda Dawn. Per approfondire: le spettacolari immagini a volo radente su Cerere. © NASA/JPL-Caltech

È questo che starebbe accadendo anche su Cerere: i ricercatori riportano di aver trovato numerose prove di fratture, creste e, soprattutto, 15 regioni dove sembra proprio che le faglie abbiano fatto scorrere aree più vecchie su aree più giovani. Stando allo studio, i fenomeni sembrano essere maggiormente concentrati in prossimità del polo nord di Cerere, ma è anche possibile che l'interpretazione sia "viziata" dal fatto che l'illuminazione dell'area polare rispetto alla sonda Dawn, all'epoca delle riprese, era migliore rispetto ad altre. Il risultato è comunque sorprendente, data la natura estremamente fredda del pianeta nano, ma questo potrebbe essere spiegato come conseguenza di una struttura stratificata del piccolo pianeta, con strati interni più caldi di quelli esterni che, raffreddandosi, creano quella particolare morfologia.

12 luglio 2019 Luigi Bignami
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