Spazio

Asteroidi pericolosi: la Terra senza difese

In teoria abbiamo le tecnologie per difenderci da asteroidi in rotta di collisione con la Terra, ma non abbiamo "armi pronte" per fare fronte a un'emergenza.

La Nasa, l'Agenzia spaziale Usa, è un ente scientifico: non è nei suoi metodi l'allarmismo in relazione ad asteroidi o comete che potrebbero essere in avvicinamento alla Terra. Le comunicazioni dell'Agenzia sono sempre molto chiare e sempre corroborate da informazioni e dati scientifici verificabili da ogni astronomo amatoriale: e non è mai successo che abbia lasciato intendere che un asteroide, tra quelli costantemente monitorati (vedi il Near Earth Object Program), avrebbe potuto colpire la Terra.

Ad oggi, secondo la Nasa, le probabilità che un asteroide potenzialmente pericoloso per la Terra possa effettivamente colpire il nostro pianeta nei prossimi 100 anni sono inferiori allo 0,01 per cento.

Clicca sull'immagine per ingrandirla - Il punto giallo al centro è il Sole: l'orbita della Terra è quella più marcata, in azzurro. La mappa mostra la posizione di tutti gli asteroidi noti: in rosso e in giallo quelli potenzialmente pericolosi per la Terra. Vedi anche: Scoperti 15.000 asteroidi che passano vicino alla Terra.

Catalogo incompleto. Tuttavia, anche considerando solo i telescopi della Nasa, in media vengono scoperti ogni notte 5 nuovi asteroidi che passano più o meno vicini al nostro pianeta. Ciò implica che ce ne siano ancora molti da scoprire, e nessuno può affermare (o negare) che tra i tanti ancora sconosciuti non ce ne sia uno in rotta di collisione con la Terra.

Secondo la Planetary Society, a oggi abbiamo scoperto circa il 60% degli asteroidi e delle comete di diametro superiore a 1,5 chilometri e di corto periodo, ossia che ritornano vicino alla Terra una volta ogni 200 anni circa.

Se la stima è corretta, un gran numero di questi oggetti è ancora da scoprire. Ma «il problema più grande, in questo momento», ha spiegato Joseph Nuth del Goddard Space Flight Center (Nasa) durante la riunione annuale dell’American Geophysical Union che si conclude oggi a San Francisco (USA), «è che non abbiamo i mezzi per giocare per tempo una qualunque partita con un asteroide in avvicinamento».

Cinque anni. Il fatto inquietante, sostiene il ricercatore, è che se scoprissimo un bolide in avvicinamento alla Terra, ad oggi non avremmo i mezzi per deviarlo e l'unica soluzione possibile per salvare milioni di vite sarebbe un’evacuazione di massa, una volta calcolato il punto d'impatto.

La Nasa lavora a una missione che prevede il lancio di una navicella per catturare un pezzo di asteroide e portarlo vicino alla Terra. © NASA

Quando nel 2014 si scoprì che una cometa sarebbe passata molto vicino a Marte, il tempo trascorso tra la scoperta della cometa e il momento di massimo avvicinamento al Pianeta Rosso fu di 22 mesi: un arco di tempo troppo breve per costruire e lanciare contromisure, se si fosse trattato della Terra. «Basta guardare il calendario di lancio dei nostri veicoli spaziali ad elevata affidabilità: ci vogliono almeno 5 anni per costruire e lanciare un veicolo spaziale», afferma Nuth.

Il problema è dunque serio e, apparentemente, non c'è modo di gestirlo, almeno per adesso, allo stato attuale delle nostre tecnologie e in mancanza di una ferrea volontà politica su scala planetaria.

Lo dimostra per esempio il fatto che la Nasa ha istituito una sorta di ufficio di protezione planetaria... presidiato da un sola scienziata, Catharine Conley. Una struttura che potrebbe ben poco, in caso di reale allarme.

In una lunga intervista online sul sito Alumni del Politecnico di Milano (vedi), Andrea Accomazzo, Flight Director ESA per la missione Rosetta, ammette che «prima o poi l’umanità arriverà anche su Marte, e magari oltre, ma per il momento non credo sia molto utile andare in quella direzione. La difesa planetaria è un problema più urgente, che riguarda tutta l’umanità».

Atomica o cannonball? Secondo Nuth c'è, comunque, una soluzione tecnologica non irrealizzabile: una navicella spaziale capace di intercettare e catturare un asteroide (o un suo frammento significativo) e di tenerlo da qualche parte in orbita di parcheggio fino al momento in cui potrebbe essere utile avere un bolide da lanciare come una gigantesca palla da biliardo contro un altro oggetto.

Dovremmo anche avere sempre pronto a partire un veicolo osservatore, da lanciare proprio nel caso di una minaccia concreta. La navetta potrebbe intercettare l'oggetto in rotta di collisione e studiarlo per definire con precisione parametri come l'asse orbitale, i movimenti, la forma...

A quel punto si potrebbe intervenire con la navicella in orbita di parcheggio e cercare di deviare la minaccia: il tutto nell'arco di un solo anno, 12 mesi.

Secondo Cathy Plesko, dei Los Alamos National Laboratory, a oggi si possono ipotizzare solamente due sistemi per deviare un oggetto in avvicinamento: una testata nucleare abbastanza potente da frantumare l'oggetto in parti meno pericolose e, appunto, la palla di cannone capace di deviare il bolide, che per Plesko è la soluzione migliore.

A che punto siamo? Archiviata l'esperienza di Philae, la missione Rosetta è la dimostrazione che possiamo calcolare con precisione l'orbita di un oggetto lontano, in avvicinamento, e intercettarlo. Ma è anche vero che in caso di emergenza, ossia di un oggetto a pochi mesi di distanza da noi, la storia potrebbe essere molto diversa.

La verità è che oggi siamo un po' come i dinosauri 66 milioni di anni fa: a differenza di quei lontani padroni della Terra, però, abbiamo i mezzi per preparare una difesa. Non resta che approntare un vero piano, costruire quello che serve e tenere sempre tutto pronto, per ogni evenienza.

16 dicembre 2016 Luigi Bignami
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