Spazio

Metà dei nostri atomi proviene dall'esterno della Via Lattea

Buona parte della materia che costituisce i viventi si è formata in galassie vicine ed è arrivata fino al Sistema Solare sospinta da venti intergalattici: i sorprendenti risultati di una nuova simulazione.

In un certo senso, siamo visitatori alieni nella nostra stessa galassia: metà degli atomi che costituiscono il nostro corpo (e tutto ciò che possiamo osservare) si è formata all'esterno della Via Lattea, ed è giunta fino al Sistema Solare sospinta dai venti generati da esplosioni stellari.

Le supernove - gli ultimi, catastrofici sussulti nella fase di evoluzione di un astro - scagliano miliardi di tonnellate di materia nello Spazio con una forza sufficiente a superare l'attrazione gravitazionale della stella stessa. Questi detriti celesti sono catturati dai venti galattici, flussi di particelle cariche alimentati dalle esplosioni stellari, che viaggiano a centinaia di km al secondo.

Ladruncola celeste. Da tempo si sa che queste "correnti cosmiche" trasportano materiale da una galassia all'altra, ma nessuno poteva immaginare quanto: in una galassia delle dimensioni della nostra, circa la metà degli atomi è stata "rubata" da più piccole galassie vicine (nel nostro caso, per esempio, le due Nubi di Magellano, a 160 mila e 200 mila anni luce).

Claude-André Faucher-Giguère e Daniel Anglés-Alcázar della Northwestern University in Illinois, hanno usato supercomputer per condurre simulazioni 3D del percorso della materia liberata dalle supernovae, dal Big Bang ad oggi. Si sono accorti che per le galassie di 100 miliardi di stelle ed oltre, come la nostra, queste correnti intergalattiche sono la maggiore fonte di crescita: ogni anno la Via Lattea assorbe materiale equivalente a un Sole dall'esterno dei propri confini.

Ricircolo costante. Gli elementi generati da una supernova possono viaggiare anche per un milione di anni luce prima di arrivare - transitoriamente - nella loro nuova "casa", in un continuo ricambio di atomi tra vicini, riporta l'articolo pubblicato su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.

«Studi come questo ci danno il senso di come cose che crediamo vicine siano in realtà connesse con oggetti distanti dell'Universo» commentano gli autori. «Le nostre origini sono molto meno locali di quanto credessimo».

28 luglio 2017 Elisabetta Intini
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