Da qualche parte, sulla Terra, due fortunati si stanno preparando al viaggio della vita: quello che riporterà l'uomo in orbita lunare, sull'onda dei nuovi, ambiziosi piani di SpaceX. Lo ha annunciato Elon Musk lunedì 27 febbraio, senza aggiungere dettagli sull'identità dei due misteriosi protagonisti della missione. Sappiamo soltanto che non sono astronauti né star di Hollywood, e che hanno già versato un sostanzioso anticipo nelle casse della compagnia.
E se Musk nascondesse un altro asso nella manica? Se a segnare il ritorno dell'uomo nello Spazio profondo non fossero uomini ma donne?
Di nuovo attuale. L'ipotesi lanciata dal sito dell'Atlantic arriva all'indomani dell'acclamazione agli Oscar del film Hidden Figures (Il diritto di contare) sulla storia delle matematiche afroamericane Katherine Johnson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson, che calcolarono le traiettorie delle missioni Mercury e dell'Apollo 11. La pellicola, che ha ricevuto tre nomination, ha riportato a galla il tema del contributo di scienziate, astronaute e donne ingegneri alla storia del volo spaziale.
L'onore dei Mattoncini. Proprio in questi giorni la Lego ha reso noto che produrrà, a partire da fine 2017 o dall'inizio del 2018, un set dedicato a cinque donne che hanno svolto un lavoro pionieristico alla Nasa: la scienziata dei software delle missioni Apollo, Margaret Hamilton, l'astronauta Sally Ride, la matematica Katherine Johnson, l'astronoma "mamma" di Hubble, Nancy Grace Roman, e l'astronauta Mae Jemison, prima afroamericana nello Spazio nel 1992.
Tempi maturi. Negli ultimi 10 anni il numero di ingegneri aerospaziali donne alla Nasa è cresciuto del 76% (anche se sulla parità salariale c'è ancora da lavorare) e l'idea di un'astronauta donna, impensabile all'epoca del programma Apollo, è oggi la normalità. Se davvero, come ha dichiarato Musk, questi individui porteranno nello Spazio le speranze e i sogni di tutta l'umanità, bisognerà che siano rappresentativi di tutta l'umanità, e non solo del 50% di essa.
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