Le teorie sono fatte per essere smentite. E quando accade, si aprono nuovi stimolanti scenari per cercare di capire che cosa ci fosse che non andava.
Per esempio, quando nasce un sistema di pianeti attorno a una stella, le teorie affermano che nella regione vicino all'astro si formano pianeti piccoli e rocciosi, mentre più lontano grandi pianeti gassosi.
È una questione di “ingredienti”: nei pressi della stella la temperatura è elevata, e gli elementi leggeri come l'idrogeno tendono a essere dispersi. Rimangono quindi quelli pesanti, che nel caso del nostro sistema solare hanno formato i pianeti detti di tipo “terrestre” (Mercurio, Venere, Terra, Marte). A grandi distanze dalla stella invece prevalgono gli elementi leggeri, ed ecco che da noi sono apparsi i pianeti “giganti gassosi”: Giove, Saturno, Urano e Nettuno. Tutto secondo le regole.
La strana coppia. Ma da quando hanno iniziato a piovere a centinaia le scoperte di pianeti attorno ad altre stelle (oggi siamo quasi a 2 mila), gli scienziati si sono imbattuti in situazioni impreviste.
È il caso del sistema di Kepler-101, una stella di massa e temperatura simili a quelle del nostro Sole. Attorno a essa sono stati individuati due pianeti: il primo, Kepler-101b, è un “super-Nettuno”, cioè un pianeta gigante con una massa compresa tra quella dei nostri Nettuno e Giove; il secondo, Kepler-101c, è invece un pianeta poco più grande della Terra.
Ma il primo è più “interno” del secondo, cioè più vicino alla stella. Non che ci sia una grande differenza: il pianeta “b” si trova a 7,5 milioni di km, “c” a 10,5 milioni. Come conseguenza, essendo entrambi a un tiro di schioppo (astronomicamente parlando) dalla loro stella, i due pianeti di Kepler-101 hanno superfici caldissime: oltre 1.000 °C.
A titolo di paragone, ricordiamo che nel sistema solare il pianeta più interno, Mercurio, si trova a 57 milioni di km dal Sole, la Terra a 150 e Giove a quasi 780 milioni.
Superato sul traguardo. Si tratta comunque del primo sistema planetario “al contrario” a essere scoperto. Secondo gli astronomi, entrambi i pianeti si sarebbero formati a distanza maggiore dalla stella (e quello gigante allora era il più lontano). Solo in un secondo tempo, attraverso complessi meccanismi di “disturbo” gravitazionale tra la stessa stella e il disco di polveri in cui i pianeti si erano formati, questi ultimi sono stati “richiamati” verso il centro, e in quella occasione il pianeta gigante ha superato l'altro, senza che i due si scontrassero.
Sistema "italiano". Una nota di orgoglio risiede nella “italianità” della scoperta.
Italiano è infatti il telescopio con cui è stato effettuato lo studio: si tratta del Telescopio Nazionale Galileo (Tng), che si trova sull'isola di La Palma, alle Canarie, e al quale è installato il sofisticato strumento Harps-N, un vero “cacciatore di pianeti”. E italiano è anche il primo autore dello studio, che sta per essere pubblicato su Astronomy&Astrophysics: Aldo Bonomo, dell'INAF-Osservatorio astronomico di Torino.