È un mondo costantemente inondato di luce solare, dove ogni giorno si alternano tre albe e tre tramonti: è HD 131399Ab, diverso da qualunque altro mondo conosciuto, con un’orbita tra le più lunghe, se non la più lunga, tra quelle dei pianeti extrasolari conosciuti. È stato scoperto da un gruppo di astronomi dell’università dell’Arizona, la cui ricerca è apparsa sulla rivista Science.
Le stagioni infinite. Il pianeta è a circa 340 anni luce dalla Terra, nella costellazione del Centauro, e secondo le stime non ha più di 16 milioni di anni: davvero un neonato, se paragonato ai 4,5 miliardi di anni della Terra. Con una massa stimata in 4 volte quella di Giove, dovrebbe avere una temperatura in superficie attorno ai 580 °C.
“un anno è lungo 550 dei nostri,
e per 140 c'è sempre un sole nel cielo”
Che cosa vedremmo se fossimo lì? Spiega Kevin Wagner, uno dei ricercatori che hanno scoperto il pianeta: «Per circa la metà dell’orbita, che complessivamente dura 550 anni terrestri, le tre stelle sarebbero ben visibili in cielo, due molto vicine tra loro e una più dislocata e luminosa delle altre. Durante questo periodo si vivrebbero giornate "tradizionali", con giorni e notti che si alternano, ma ad un certo punto si arriva al momento in cui al tramontare di una stella ne sorge un’altra e da quel momento e per tutto il resto dell'anno, si avrebbe luce tutto il giorno. Una situazione che dovrebbe durare circa 140 anni terrestri, per poi mutare di nuovo».
Una stato estremamente complesso che deriva dal modo con il quale le tre stelle sono legate tra loro: attorno alla principale, HD 131399A, che è circa l’80 per cento più massiccia del Sole, ruotano le altre due, la B e la C, che a loro volta ruotano l'una attorno all’altra.In questo scenario il pianeta ruota attorno alla stella A su un’orbita che è circa 2 volte più lunga di quella di Plutone.
I ricercatori sostengono che il pianeta si trova su un’orbita stabile, ma basterebbe poco per farlo uscire dalla sua traiettoria e per perdersi nello spazio. «È difficile spiegare come siano nati pianeti di questo tipo, su orbite così lontane dalla stella madre e sottoposti all’azione gravitazionale di stelle compagne. Ma ce ne sono molti e la sfida è capire la dinamica della loro nascita», afferma il ricercatore.
Questa è la prima scoperta realizzata con SPHERE (Spectro-Polarimetric High-Contrast Instrument Reserch Exoplanet), uno strumento che osserva all’infrarosso, installato sul Very Large Telescope (Cerro Paranal, nel deserto di Atacama, in Cile), il cui compito è proprio quello di cercare pianeti extrasolari.