Per mezzo una nuova tecnica due astronomi della NASA hanno scoperto il più piccolo buco nero mai osservato finora. Con una massa di poco inferiore a 4 volte quella del Sole e un diametro di soli 24 km, l’oggetto si trova molto vicino al valore minimo previsto per i buchi neri che hanno origine dalla morte di una stella.
Il piccolo buco nero fa parte di un sistema binario, denominato XTE J1650-500 e scoperto nel 2001, in cui l’altro componente è una stella normale.
Il metodo usato per effettuare questa scoperta si basa sull’analisi delle variazioni della radiazione emessa dalla parte interna del disco che circonda il buco nero (disco di accrescimento). Il gas di cui è formato il disco spiraleggia mentre cade verso il buco nero, attratto dalla sua enorme massa. In questo moto viscoso ad altissima velocità il gas si surriscalda per attrito sino a temperature di milioni di gradi ed emette un’abbondante flusso di radiazione X, la cui intensità varia in maniera abbastanza regolare (oscillazione quasi-periodica - QPO). Esistono buone ragioni per pensare che la frequenza QPO sia correlata alla massa del buco nero, nel senso che questa diminuisce all’aumentare della massa del buco nero. Grazie a questa relazione è stato possibile stimare la massa del buco nero appartenente al sistema XTE J1650-500.
Nella immagine in alto, disegno artistico del sistema binario XTE J1650-500 formato da una stella normale e da un buco nero. Quest’ultimo ha una massa pari a 3,8 volte quella del Sole, il più piccolo finora conosciuto. In primo piano il disco di accrescimento attorno al buco nero formato dal gas “risucchiato” dalla stella compagna.