Spazio

Scoperto un buco nero mostruoso, tra i più grandi mai "visti" finora

Gli astronomi hanno scoperto un buco nero con dimensioni quasi da record. Ci sono riusciti grazie a un metodo che in futuro potrebbe rivelare altre sorprese.

È stata la flessione subita dalla luce nel passargli "vicino" a consentire di rilevare la presenza di uno dei buchi neri più giganteschi mai individuati nell'Universo. Il buco nero in questione è infatti un oggetto con oltre 30 miliardi di volte la massa del Sole. Si trova in una galassia che appartiene a un'enorme ammasso di galassie chiamato Abell 1201 e che devia in modo significativo la luce proveniente da una fonte più distante. 

Che sia un buco nero è confermato da centinaia di migliaia di simulazioni effettuate al supercomputer DiRAC HPC (un supercomputer che si avvale di risorse informatiche ospitate dalle Università di Cambridge, Durham, Edimburgo e Leicester ed è supervisionato dall'University College di Londra).

Sono state infatti necessarie simulazionio tanto numerose affinché i dati simulati coincidessero con quelli reali provenienti dalle immagini dal telescopio spaziale Hubble. 

Un buco nero scoperto per caso

Spiega James Nightingale del Dipartimento di Fisica dell'Università di Durham, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Monthly Notice della Royal Astronomical Society: «Questo buco nero così particolare, il quale ha una massa di circa 30 miliardi di volte la massa del nostro Sole, è uno dei più grandi mai rilevati, quindi è una scoperta estremamente eccitante». A onor del vero il buco nero più massiccio mai scoperto è TON 618, con un massa stimata pari a 66 miliardi di masse solari (inizialmente la stima si aggirava attorno a 40 miliardi di masse solari).

La storia di questa particolare scoperta è iniziata nel 2004, quando Alastair Edge, un astronomo della Durham University, ha notato un arco gigante di una lente gravitazionale durante lo studio di immagini cosmologiche. Diciannove anni dopo, con l'aiuto di alcune riprese ad altissima risoluzione dal telescopio Hubble e con l'aiuto del supercomputer DiRAC COSMA8 presso la Durham University, Nightingale è stato in grado di rivisitare questo dettaglio. Edge e il suo gruppo di lavoro hanno così approfondito le informazioni della lente gravitazionale, giungendo alla importante conclusione. 

La luce viene deviata da questo enorme buco nero

Una lente gravitazionale è il fenomeno causato dalla presenza di materia nell'Universo, come una galassia o un buco nero, in grado di curvare la traiettoria della luce di passaggio, allo stesso modo di una lente ottica, ingrandendo oggetti che si trovano sullo sfondo.  

Spiega Nightingale: «La maggior parte dei più grandi buchi neri che conosciamo sono in uno stato attivo, in cui la materia attirata vicino al buco nero si riscalda e rilascia energia sotto forma di luce, raggi X e altre radiazioni.

Se il buco nero è inattivo», prosegue Nightingale, «è comunque possibile avere informazioni delle sue caratteristiche proprio grazie all'effetto di lente gravitazionale». 

Con questo metodo si potrebbero in futuro rilevare molti più buchi neri oltre il nostro universo locale e scoprire come questi "oggetti esotici" si siano evoluti nel tempo cosmico. Il team spera dunque che questo sia il primo passo di un'esplorazione più approfondita dei misteri dei buchi neri e che i futuri telescopi, molto più potenti di quelli attuali, possano aiutare gli astronomi a studiare buchi neri ancora più distanti per saperne di più sulle loro dimensioni e scala, capire come si sono formati e soprattutto quando, ovvero se nel nostro Universo o in uno precedente.

1 aprile 2023 Luigi Bignami
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