Sono ormai quasi 350 i pianeti extrasolari finora conosciuti, ma la maggior parte di essi sono dei giganti gassosi con caratteristiche simili a quelle di Giove e Nettuno. Questa volta però la scoperta, fatta dal satellite COROT, è davvero straordinaria. Con il suo piccolo telescopio ha infatti individuato un pianeta di tipo terrestre, le cui dimensioni sono meno del doppio di quelle della Terra, il più piccolo fra quelli finora conosciuti. COROT-Exo-7b, questo il nome dato al nuovo arrivato, orbita attorno ad una stella simile al Sole che dista da noi poco più di 450 anni luce in 20 ore. Il nuovo pianeta si trova molto vicino alla sua stella e si stima che la sua temperatura superficiale sia compresa tra 1.000 e 1.500 °C. La densità media di COROT-Exo-7b non è ancora stata determinata con precisione, ma esistono buoni motivi che fanno pensare che sia simile a quella della Terra e che la sua superficie sia ricoperta di lava fluida con una densa atmosfera costituita da vapore d’acqua.
Immagine artistica del transito di un esopianeta davanti alla sua stella. In basso, la curva mostra la diminuzione di luminosità della stella a causa del parziale occultamento prodotto dal passaggio del pianeta.
COROT è una missione francese che fu lanciata nel dicembre 2006 e a cui hanno contribuito l’ESA ed altre nazioni europee. Il suo scopo primario è appunto la scoperta di pianeti simili al nostro con il telescopio da 30 cm di diametro di cui è dotato il satellite. La tecnica consiste nell’osservazione di stelle relativamente vicine a noi per captare eventuali piccolissime variazioni periodiche di luminosità, le quali denunciano il transito di un pianeta sul disco luminoso della stella nel corso del suo moto orbitale. L’analisi di questi dati permette di determinare il periodo di rivoluzione del pianeta, la sua massa, e di stimare la sua densità. Un’altra tecnica usata per scoprire esopianeti, che richiede misure molto delicate, fatte in genere con telescopi di dimensioni relativamente grandi, è quella di osservare le variazioni di posizione e di velocità radiale delle stelle, le quali vengono perturbate dagli oggetti che gli orbitano attorno. In questo caso però si tratta di pianeti di grosse dimensioni che grazie alla loro grande massa sono in grado di perturbare la stella in maniera apprezzabile, come appunto la maggioranza di quelli finora scoperti. La tecnica fotometrica dei transiti non dipende invece dalla massa degli esopianeti e permette quindi di scoprine anche di piccole dimensioni.