Come tutti i pianeti del Sistema Solare, la Terra sin dalla sua formazione, circa 4,5 miliardi di anni fa, è stata bombardata da asteroidi e comete. Se il nostro pianeta non fosse circondato da un’atmosfera, non fosse coperto per circa due terzi dagli oceani e non esistesse la deriva dei continenti, che “ringiovanisce” continuamente la sua superficie, la Terra apparirebbe saturata da crateri da impatto come la Luna. A causa di ciò, i crateri da impatto più antichi di 2 miliardi di anni sono stati completamente cancellati dall’erosione, sepolti da sedimenti e/o eruzioni vulcaniche, oppure eliminati dai moti di subduzione delle placche continentali.
Finora, i crateri da impatto conosciuti sulle terre emerse del nostro pianeta sono poco più di 170 e le loro dimensioni variano dalla decina di metri sino ai 300 km di diametro del gigantesco cratere di Vredefort in Sud Africa.
Adesso, in un articolo apparso sulla rivista specializzata Geomorphology, è stata annunciata la scoperta del più grande campo di crateri da impatto dell'emisfero australe (e, molto probabilmente, del nostro pianeta) nel nord della Patagonia (Argentina), in un'area di circa 90 chilometri quadrati chiamata la Bajada del Diablo, nella provincia di Chubut. Si tratta di almeno 100 crateri, con un diametro compreso tra i 100 e i 500 metri e fra i 30 e i 50 metri di profondità, prodotti dall’impatto con la Terra di uno sciame di frammenti cometari o asteroidali che si verificò in un periodo compreso tra 130.000 e 780.000 anni fa, un'epoca, quindi, relativamente recente.
Immagine satellitare di parte dell’area in cui sono stati individuati un centinaio di crateri da impatto prodotti dalla caduta di un corpo cosmico che molto probabilmente si è frammentato attraversando l’atmosfera terrestre. Un lato dell’immagine ha una lunghezza di circa 7 km.
Dallo studio delle caratteristiche geomorfologiche dei crateri, risulta che gli impatti si produssero simultaneamente, come originati da un oggetto disintegratosi nell’attraversare l'atmosfera terrestre. Tutti i crateri sono straordinariamente ben preservati, grazie al clima secco e all'assenza di insediamenti umani. A tutt’oggi, comunque non sono state trovate tracce degli oggetti il cui impatto dette origine a questa moltitudine di crateri.
In termini di numero di strutture da impatto, questo campo è il secondo finora conosciuto, dopo quello di Sikhote-Alin, che conta 159 crateri. L’evento che produsse questi crateri si verificò il 12 febbraio 1947 in una regione montuosa dell’estremità orientale della Siberia, a circa 450 km a nord della città di Vladivostok. Uno sciame di frammenti metallici prodotti da un asteroide che esplose ad un’altezza di circa 6 km investì una superficie di circa 3 chilometri quadrati, un’area molto inferiore a quella del campo di crateri argentino.