Spazio

Perché distruggere Cassini e non Huygens?

La fine della sonda è stata decisa per precauzione. Ma gli stessi criteri non sono stati applicati in altre occasioni: ecco perché Cassini sì e Huygens no.

Perché il destino della sonda Cassini è segnato? Perché tra tutte le fini possibili si è scelto il tuffo distruttivo nell'atmosfera di Saturno? Perché un trattamento diverso per Huygens, la sonda scesa su Titano, luna di Saturno? Sono le domande di questi giorni che accompagnano le ultime ore di Cassini attorno al Pianeta con gli Anelli: ecco una breve guida per capire i come e i perché di alcune scelte fatte per questa straordinaria impresa congiunta di Nasa, Esa e Asi.

Senza benzina. Naturalmente non è "benzina", ma uno speciale propellente ormai quasi completamente esaurito: ne è rimasto così poco che non è più possibile intervenire in modo significativo sull'orbita programmata di Cassini, per avvicinare o allontanare la sonda da Saturno o dai suoi satelliti, com'è stato fatto finora per esplorare quel sistema planetario in miniatura.

Paesaggi di Titano: nascosta da una fitta coperta atmosferica, la superficie di Titano ci è rimasta sconosciuta finché lo strumento Descent Imager/Spectral Radiometer (DISR) di Huygens non ha registrato le prime, spettacolari immagini, durante la discesa. © ESA/NASA/JPL/ University of Arizona

La sonda è insomma quasi senza controllo: continuerebbe a viaggiare senza guida nello Spazio e, in quel sistema così affollato - con oltre 60 satelliti noti - probabilmente finirebbe per scontrarsi con una delle tante lune del gigante gassoso (al pari di Giove e Nettuno). Magari contaminandola...

Batteri, spore e... Contaminazione da cosa? Diversi esperimenti condotti sulla (e fuori della) Stazione spaziale internazionale hanno dimostrato l'incredibile resistenza di alcuni tipi di batteri e spore nello Spazio.

Oggi abbiamo tecnologie migliori rispetto a quelle degli Anni '90, ma sappiamo anche che non importa quanto a fondo si sterilizzi uno strumento (sonde, lander e tutto ciò che trasportano): non abbiamo la certezza che quando lanciamo qualcosa nello Spazio non si porti dietro colonie di microrganismi clandestini capaci di sopravvivere decenni o anche secoli in quell'ambiente estremo.

Cassini ha un carico di clandestini? È possibile (non probabile, ma possibile) e con la decisione di fare bruciare tutto col tuffo nell'atmosfera densa del gigante gassoso si risolve a monte il problema. Uno dei problemi, perché ce n'è uno più concreto.

... radionuclidi! Se ne parla poco ma è serio: a bordo di Cassini c'è un generatore termoelettrico a radioisotopi che ha garantito (e continuerebbe a farlo a lungo) l'alimentazione elettrica agli strumenti scientifici e di trasmissione dei dati. È un generatore di energia elettrica basato sul decadimento di isotopi radioattivi.

Quasi tutte le sonde che abbiamo mandato a esplorare gli angoli più remoti del Sistema Solare (Voyager, Galileo, Ulysses...) usano questa fonte per l'energia interna, perché i pannelli solari non sono più sufficienti a quelle distanze dal Sole.

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Un lago di idrocarburi su Titano: a parte la natura del liquido, ha diverse similitudini morfologiche con i laghi della Terra. © Nasa / Esa

I generatori sono "blindati", veramente sicuri, al punto che se anche il razzo Titan IV che ha lanciato Cassini nel 1997 fosse esploso sulla rampa di lancio.

.. non ci sarrebbe stata dispersione di radioattività. Questo è stato verificato sperimentalmente facendo schiantare a Terra satelliti che montavano lo stesso sistema.

Nel caso di Cassini ci sono però elementi che hanno fatto pendere il piatto della bilancia in favore della totale distruzione. Uno tra i tanti è che non sappiamo quali sono gli effetti di 20 anni nello Spazio sui materiali della sonda e del generatore: è tutto ancora sicuro come se fosse nuovo? Un altro è la natura della vicina luna Titano, che per come ci si presenta è definita anche Terra primordiale: ci sono cioè condizioni simili a quelle che hanno portato alla formazione delle prime forme di vita sulla Terra.

È qualcosa che succederà o sta già succedendo su Titano? Non lo sappiamo, ma di sicuro nessuno vuole interferire con microrganismi terrestri o con una iniezione di radioattività. E qui il discorso si sposta su Hyugens, la sonda-lander arrivata nel sistema di Saturno aggrappata a Cassini e scesa su Titano il 14 gennaio 2005.

Huygens: due pesi, due misure. Se c'è questa paura di contaminare tutto, perché abbiamo fatto scendere Huygens su Titano? Si potrebbe anche liquidare la questione dicendo che la coerenza non è una virtù dell'uomo... A volte però bisogna per davvero fare i conti con i pro e contro.

Saturno, gran finale: perché distruggere Cassini e non Huygens?
Illustrazione: la sonda Huygens su Titano. Guarda il video che ricostruisce la discesa e la gallery su ciò che si è scoperto di Titano. © NASA/ESA

Il PRO (in maiuscolo) era lo studio ravvicinato di un mondo misterioso e interessante, così simile alla Terra dei primordi, impenetrabile ai nostri strumenti da fuori della sua atmosfera.

Il contro è che sì, dopo avere valutato i rischi di contaminazione e prese tutte le precauzioni possibili con le tecnologie degli Anni Novanta... ci affidiamo alla speranza di non avere fatto danni. Adesso Huygens è lì: dopo la rocambolesca discesa ci ha mandato 72 minuti di informazioni, prima che le batterie si esaurissero. Prima o poi qualcuno dovrebbe andare a riprenderla.

Allora Saturno? La "discesa a sasso" di Cassini non creerà nessun problema. Primo: Saturno non è il luogo ideale per la formazione di una qualche forma di vita anche primordiale (almeno per come la conosciamo). Ma, secondo, Cassini entrerà nella densa atmosfera del Pianeta con gli Anelli a 120.000 chilometri l’ora, bruciando completamente, generatore di radioisotopi compreso.

14 settembre 2017 Luigi Bignami
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