Spazio

Satelliti russi all'inseguimento di un satellite spia americano

La Space Force statunitense accusa i satelliti russi di aggressività: si sono avvicinati a meno di 160 km da un satellite spia americano.

Due satelliti russi si sono inseriti nella stessa orbita di un satellite spia americano usato per fotografare il territorio di altri paesi. John Raymond, generale in capo della Space Force statunitense voluta da Trump, ha dichiarato di aver chiesto una spiegazione a Mosca per questo comportamento definito "inusuale e aggressivo". La risposta dei diplomatici russi non è ancora arrivata, ma l'intelligence americana ha già diverse idee sullo scopo di questi due satelliti.

Spiare la spia. Essendosi avvicinati a meno di 160 km, i due satelliti russi hanno una buona visuale del satellite spia. Forse talmente buona da poter calcolare dove è rivolto l'obiettivo del satellite. Oppure, come dichiara Todd Harrison, direttore del Progetto di Sicurezza Aerospaziale presso il Center for Strategic and International Studies, potrebbero essere equipaggiati in modo tale da intercettarne le comunicazioni (ovviamente criptate).

«Ci sono molte cose che potrebbero fare», ha aggiunto Harrison, «forse stanno semplicemente provando delle manovre orbitali, oppure sono una dimostrazione di abilità rivolta agli Stati Uniti». La preoccupazione che aleggia attorno ai due satelliti russi è forse dettata dalle poche informazioni disponibili a riguardo. Una caratteristica peculiare è però nota: al momento del lancio erano un satellite unico. Solo raggiunta l'orbita il satellite più grande ha espulso il minore.

Spazio ultima frontiera. È difficile prevedere come si evolverà la situazione e nel frattempo l'orologio dell'Apocalisse segna soli 100 secondi alla mezzanotte. Considerando non solo le relazioni internazionali, ma anche quanto facciamo affidamento sui satelliti nella nostra vita quotidiana (da internet alle previsioni meteo), è molto auspicabile un nuovo ed efficace trattato sullo spazio, condiviso e rispettato da tutte le nazioni.

16 febbraio 2020 Davide Lizzani
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