Domenica 23 novembre alle 21:59 ore italiane, mentre la maggior parte di noi giacerà inerte sul divano, Samantha Cristoforetti si troverà in un luogo un po' più scomodo: l'angusto abitacolo della Soyuz, un modulo di 5 metri cubi di volume che trasporterà l'astronauta italiana e i suoi 2 compagni di spedizione fino alla ISS.
A quell'ora avrà inizio uno dei momenti più difficili della missione, una fase per cui gli astronauti si addestrano a lungo: quella del lancio. Ma quali sensazioni fisiche si provano durante il decollo?
Stretti stretti. I cosmonauti vengono fatti sistemare nel modulo orbitale della navicella un paio d'ore prima del lancio. Indossano casco e tuta spaziale, siedono rannicchiati e in posizione fetale e, come è facile pensare, vengono accuratamente legati. Non una, ma otto cinture assicurano il loro corpo al sedile: occorre garantire che gli organi interni rimangano in sede durante le forti sollecitazioni che devono sopportare nel viaggio, o in caso di atterraggio di emergenza.
Una lotta per ogni respiro. Poco prima del countdown si accendono i 4 propulsori che spingeranno la navicella per i primi 2 minuti di ascesa. I razzi a propellente liquido del lanciatore fanno sì che la Soyuz impieghi circa 8 secondi a sollevarsi dai blocchi, e che le vibrazioni iniziali siano più sopportabili di quelle degli Shuttle. In ogni caso, sembra di stare in un frullatore.
Mano a mano che si sale, i rumori si attutiscono e l'accelerazione aumenta: gli astronauti si sentono schiacciare contro i sedili da una spinta pari a 4 volte la forza di gravità, che rende difficile persino respirare. Chris Hadfield ha descritto questa sensazione di oppressione come avere 4 se stessi seduti sul proprio petto, e doversi sforzare di prendere aria.
Alla fine, la pace. Il lanciatore Soyuz ha tre stadi: nel passaggio dall'uno all'altro, ci si sente strattonare con violenza: si passa dall'essere schiacciati al sedile, al sentirsi tirare con forza verso l'esterno. Poi, a 8:45 minuti dal lancio, alla separazione del terzo stadio e a 28 mila km orari di velocità, improvvisamente si è in orbita e in assenza peso. Per l'equipaggio, è un momento di grande sollievo e stupore: a meno di 9 minuti da Terra, si sperimenta l'assenza di gravità.
Gli effetti in orbita. Una volta arrivati alla Stazione Spaziale, gli effetti dell'assenza di peso sul corpo di uomo e donna sono molto diversi (ve ne avevamo parlato qui). L'astronauta italiana dovrà vedersela, così come le 58 donne che l'hanno preceduta, con una maggiore diminuzione del volume del plasma sanguigno (e una conseguente accelerazione del battito cardiaco), e un maggiore rischio di infezioni alle vie urinarie.
Problemi al rientro. Rispetto ai colleghi uomini, dovrebbe essere meno soggetta alla diminuzione della vista causata dall'aumento della pressione intracranica, e registrare minori problemi di udito. Al ritorno a Terra, potrebbe avvertire una maggiore suscettibilità all'intolleranza ortostatica - cioè il passaggio dalla posizione sdraiata a quella eretta - e allo Space Motion Sickness, una sorta di "mal di spazio". Ma del ritorno ci occuperemo a suo tempo. Ora è il momento di prepararsi alla partenza.