Il rover della Nasa Curiosity, che da quasi tre anni studia la superficie di Marte in prossimità del cratere Gale, ha inequivocabilmente rilevato un aumento della concentrazione di metano nell’atmosfera. E questo su un arco di tempo di 605 sol (i giorni marziani).
È una certezza. La scoperta pone fine alla lunga controversia sulla presenza del gas sul Pianeta Rosso, cominciata più di un decennio fa, quando il metano venne "rilevato" da telescopi terrestri. La polemica scientifica è poi aumentata con il trascorrere del tempo perché le sonde in orbita marziana hanno rilevato, nel corso degli anni, dati contradditori.
In alcuni periodi e in alcune aree sotto sorveglianza i dati sembravano confermare la presenza di metano, in altri scompariva del tutto. Molti ricercatori hanno affermato che questa variabilità era da imputare alla difficoltà da parte delle sonde nel rilevare il gas, che comunque si presenta in concentrazioni al limite della rilevabilità da parte degli strumenti stessi. Si parla infatti di parti per miliardo in volume (ppbv, parts per billion by volume).
Ora i dubbi sono stati definitivamente fugati: il metano c’è e varia nel tempo. La certezza che su Marte il metano aumenta e diminuisce nel tempo è importante, perché potrebbe indicare l'esistenza di una qualche forma di attività biologica più pronunciata in certi periodi dell’anno che in altri.
Perché scompare? Sulla Terra la quasi totalità del metano presente in atmosfera è di origine biologica e ciò crea grandi aspettative sul fatto che anche il metano marziano lo possa essere. Tra l’altro, il fatto che su Marte il metano abbia una limitata distribuzione, sia geografica (si trova, in particolare, nell’emisfero nord) sia nel tempo (cresce durante l’estate per scomparire quasi del tutti negli altri mesi), rende assai difficile trovare una spiegazione chimica alternativa a quella biologica.
Se l'origine del gas fosse geologica, non si capisce perché è localizzato solo in alcuni luoghi del pianeta e non ovunque, vista la sostanziale omogeneità morfologica del terreno sull'intero pianeta. Tra l’altro, l'aumento e la riduzione del gas pone un’altra questione, non indifferente: data una quantità di metano, essa può rimanere nell’atmosfera per circa 300 anni, prima di fuggire nello spazio, ma in questo lasso di tempo dovrebbe espandersi nell’atmosfera del pianeta, non rimanere localizzato.
Perché non succede? Perché non lo si rileva un po’ ovunque nell'atmosfera del Pianeta Rosso?
Quantità molto basse. «Domande legittime, che devono ancora trovare risposta. Per intanto siamo adesso certi che la concentrazione di metano passa da 0,7 a 7 ppbv.
I dati sono stati ottenuti lungo un intero anno marziano, che corrisponde a circa due anni terrestri, durante il quale Curiosity si è mosso per circa 8 km all’interno del cratere Gale», ha spiegato Francisco Javier Martín-Torres, un ricercatore dell’Andalusian Institute of Earth Sciences (CSIC-UGR) che con altri ricercatori hanno esposto le conclusioni sull’elaborazione dei dati del rover sulla rivista Science.
Durante questo periodo si è potuto confrontare la presenza di metano con tanti parametri atmosferici, come pressione, umidità relativa, temperatura e opacità dell’aria: tutti elementi acquisiti, che potrebbero aiutare a dare una risposta a quelle domande.
Presto la soluzione (forse). Ora, in aiuto a Curiosity, c’è da poco in orbita marziana la sonda Maven (Mars Atmosphere and Volatile Evolution) della Nasa, il cui compito è proprio quello di studiare l’evoluzione dell’atmosfera del pianeta e ha già raccolto una grande quantità di dati in fase di elaborazione. Ma non dimentichiamo che Curiosity continuerà a raccogliere informazioni per almeno un altro anno o due (salvo imprevisti) e dunque potrebbe essere che ad alcune di queste importanti domande si possa dare una risposta.
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