Spazio

Rosetta, il vento solare e l'origine della vita

I risultati della missione Rosetta sono inestimabili: come si forma la coda, come interagisce col vento solare e forse anche come hanno viaggiato i mattoni della vita.

Rosetta, la sonda dell'Esa arrivata attorno alla cometa 67P/Churyumov­Gerasimenko lo scorso anno, continua a inviare informazioni di straordinario valore scientifico, mentre Science è uscito il 31 luglio con un'edizione speciale dedicata ai primi risultati dell'analisi dei dati inviati dal lander Philae (vedi a fondo pagina) nel corso del suo rocambolesco atterraggio sulla cometa stessa, lo scorso novembre.

Per ciò che riguarda Rosetta, tra le più importanti ricerche in corso vi è lo studio dell’interazione tra la cometa e il vento solare, che dà ai ricercatori la possibilità di "vedere" per la prima volta da vicino ciò che succede.

In questo disegno sono riassunte le principali caratteristiche della cometa 67P.

Il vento solare è costituito dal flusso ininterrotto di particelle elettricamente cariche che dal Sole si diffonde nel Sistema Solare, creando un proprio campo magnetico. Come tutte le comete, anche 67P deve fare i conti con il vento solare, fondamentale nello scolpire e modellare la coda di ioni (atomi con un elettrone in più o in meno) della cometa.

Questa ricerca ha permesso a Hans Nilsson, dell’Istituto svedese per la Fisica e lo Spazio, di seguire l’evoluzione del numero di ioni di acqua che si sono formati dalla cometa in questo periodo.

La chioma e la coda. L’acqua è sublimata (ossia passata da solido direttamente a gas) dalla superficie del nucleo a causa del calore del Sole. Poi, in forma gassosa attorno al nucleo (è la chioma), l’interazione con la luce ultravioletta ha trasformato le molecole di acqua in ioni che sono stati strappati dalla cometa dal vento solare formando così la coda.

Quando la cometa si trovava a 3,6 Unità Astronomiche dal Sole, circa 538 milioni di chilometri, la quantità di ioni di acqua accelerati era 10.000 volte inferiore a quando la cometa è arrivata a 2 UA (circa 300 milioni di km) dal Sole.

Terrazze (misteriose dal punto di vista geologico) della cometa

Lo sputtering. In questo processo non tutti gli ioni vengono allontanati dalla cometa: alcuni impattano di nuovo con essa. Quando ciò si verifica, gli ioni colpiscono atomi di materiale superficiale, che viene così liberato nello spazio: questo processo è chiamato sputtering.

Lo sputtering è probabilmente la causa della formazione delle code di sodio osservate per altre comete. Peter Wurz, dell’università di Berna, ha osservato staccarsi da 67P sodio, potassio, silicio e calcio: mix di elementi piuttosto raro e tipico di meteoriti chiamate condriti carbonacee, anche se 67P mostra un eccesso di potassio e un impoverimento di calcio rispetto a queste ultime, per motivi ancora da chiarire.

In questa ricostruzione l'andamento del vento solare in prossimità della cometa 67/P. Esso viene deviato dalla grossa chioma attorno al nucleo

Con il trascorrere del tempo si è visto che la quantità di materiale che lascia la superficie di 67P forma una specie di "involucro protettivo" che impedisce al vento solare di colpirla direttamente, deviandolo anche di 45° rispetto alla direzione di provenienza.

Il ghiaccio fotografato sulla superficie della cometa

Nessuna nuova da Philae. Purtroppo non ci sono novità per Philae, il lander sceso sulla cometa nel novembre 2014 e che diede segni di risveglio lo scorso mese di giugno. Dopo una iniziale serie di collegamenti non si è più riusciti a mantenere la comunicazione: da quello che si ipotizza, l’avvicinamento al Sole (il massimo si avrà il 13 agosto) causa disturbi che impediscono il contatto. Ma non tutte le speranze sono perdute.

Anzi, si tenterà ogni strada per ripristinare i contatti, anche perché - si legge sul sito dell'Esa:

complesse molecole che potrebbero essere i blocchi chiave di costruzione della vita, la variazione giornaliera della temperatura, e la valutazione delle proprietà della superficie e della struttura interna della cometa sono solo alcuni dei risultati più esaltanti derivati dall'analisi scientifica dei dati inviati dal lander della sonda Rosetta lo scorso novembre. [ci sono] tracce importanti delle materie prime presenti nei primi anni del sistema solare. L'esistenza di molecole complesse in una cometa, vestigio del sistema solare primordiale, significa che i processi chimici in atto durante quel periodo potrebbero aver giocato un ruolo chiave favorendo la formazione di materiale prebiotico

Questa straordinaria avventura su di un pezzo di roccia lontano milioni di chilometri dal nostro pianeta potrebbe dunque offrire all'umanità una inattesa chiave di interpretazione sull'origine della vita.

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1 agosto 2015 Luigi Bignami
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