Spazio

La missione di Rosetta è finita (atterrando sulla cometa 67P)

La sonda è finalmente "a casa", sulla sua Churyumov-Gerasimenko: cronaca di un finale di missione silenzioso e mozzafiato, vissuto con 40 minuti di differita.

Siamo atterrati su una cometa. Di nuovo. Con una caduta lenta e programmata, la sonda dell'ESA Rosetta ha concluso gloriosamente la sua missione, dopo 12 anni dalla partenza, schiantandosi - alla velocità di una camminata, 90 centimetri al secondo - sulla superficie di 67P. L'impatto è avvenuto intorno alle 12:37 ore italiane, ma ne abbiamo avuto conferma soltanto alle 13:19, quando la linea di segnale di Rosetta è diventata piatta.

Scienza, fino all'ultimo. A 720 milioni di km da Terra, la sonda dell'ESA ha raggiunto con solo 40 metri di scarto il suo target finale, nella regione di "Ma’at", sul più piccolo dei due lobi che formano la cometa. Ma mentre poneva fine alla missione, come sempre, ha raccolto una mole di dati scientifici che sarà sufficiente per decenni di analisi, come hanno commentato i ricercatori di missione.

Cartolina di addio. Nella foto in apertura potete vedere la sequenza di immagini registrate dalla fotocamera OSIRIS durante la discesa. Le foto sono diventate sempre più sgranate in fase di avvicinamento, perché gli strumenti della sonda sono stati progettati per osservare da lontano. Ma restituiscono l'immagine di una cometa da una distanza senza precedenti, da pochi chilometri a poche decine di metri dalla superficie.

La cometa 67P alle 10:21 ore italiane di venerdì 30 settembre. Anche se sembra completamente solida, la cometa ha in realtà una densità simile a quella di una palla di neve non compatta. © ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA
L'ultima foto di Rosetta, catturata a 51 m dalla cometa. La risoluzione è incredibile: circa 5 mm per pixel e l'immagine abbraccia un'area di circa 2,4 m di diametro. © ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA

Dati importantissimi. In particolare la sonda ha acquisito immagini molto dettagliate, che ora saranno processate, di quelli che si pensano possano essere i primi blocchi di ghiaccio che hanno formato 67P quando nacque il Sistema Solare.

Sia Philae sia Rosetta hanno dimostrato la presenza, sulla cometa, dei complessi ingredienti primordiali che potrebbero aver contribuito a portare la vita sulla Terra.

Silenzio, si va. Il controllo di missione di Darmstadt, in Germania, ha assistito agli ultimi tre minuti prima della ricezione del segnale di impatto in silenzio, con un'atmosfera composta e commossa molto diversa da quella celebrativa che accompagna alcuni importanti traguardi della Nasa.

Rock and Roll. «Questa non è solo una conquista per l'ESA ma per tutta l'umanità: esplorare le comete è ora qualcosa che possiamo fare. Compiamo il passo successivo» ha detto Andrea Accomazzo. «Rosetta è stata "rock and roll"» ha commentato commosso Matt Taylor, scienziato del progetto. «Ha portato ogni cosa a livello 11».

Sempre Taylor ha spiegato in modo molto chiaro perché l'ESA ha deciso di far morire Rosetta sulla cometa, invece di tenerla in orbita con la speranza di riuscire a riaccenderla e a riprendere il contatto con lei tra 6 anni, quando la cometa 67/P ritornerà vicino al Sole: «Rosetta è come una rockstar degli anni '60-'70» ha spiegato Taylor.

Ci sono quelle che ancora oggi continuano a fare concerti, anche se non hanno più voce e le ossa non le reggono. E poi ci sono quelle che si sono ritirate al top della loro carriera. Rosetta è una di queste ultime. L'ESA ha deciso di farla ritirare prima che gli acciacchi dell'età prendessero il sopravvento. Meglio un gran finale nel momento migliore, ora che tutti gli strumenti funzionano e possono raccogliere dati interessantissimi, rispetto a una lunga carriera, con l'estenzione della missione e il rischio di non portare a casa più nulla.

IL BILANCIO DELLA MISSIONE. Qualche ricercatore sostiene che si aspettava di più. In realtà la missione ha innanzi tutto dimostrato come sia possibile inseguire una cometa per vent'anni e atterrarvi sopra dopo un viaggio di 10: un traguardo straordinario! Come ci ha spiegato Amalia Ercoli Finzi, la scienziata italiana che ha progettato gli strumenti fondamentali della sonda Rosetta , è stato «come prendere un moscerino a 600 milioni di km di distanza dal Sole» (leggi l'intervista esclusiva).

Si è avuta conferma di ipotesi che attendevano appunto una conferma. Una conferma importante, per esempio, riguarda l’acqua delle comete: a differenza di quanto si credeva, non è simile a quella terrestre e dunque si può oggi sostenere che parte dell’acqua del nostro pianeta arrivò con gli asteroidi.

Un'altra scoperta interessante è stata la presenza di ossigeno attorno al nucleo: non era mai era stato osservato prima. Come si possa formare ossigeno molecolare (O2) attorno a un oggetto simile... è questo il nuovo dibattito in corso!

Si sono poi trovati molti elementi organici già osservati su altre comete, e si è avuta conferma che 67P non è un unico oggetto, ma il risultato dell'unione non distruttiva di due corpi rocciosi.

E non ultimo si è avuta conferma che la crosta della cometa non è composta unicamente da ghiaccio, anzi quest’ultimo è in quantità inferiore rispetto al materiale polveroso e ricco di sostanze organiche della crosta. Un bilancio dunque positivo, che potrebbe diventarlo ancora di più una volta analzizati i dati della discesa finale di Rosetta.

30 settembre 2016 Elisabetta Intini
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