Nel buio e nel freddo dello spazio interplanetario, Rosetta, la sonda dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), continua il lavoro di raccolta dati sulle caratteristiche della cometa Churyumov-Gerasimenko, attorno alla quale si trova dalla metà dell’anno scorso.
L’ultima scoperta in ordine di tempo è per gli specialisti della ricerca: la raccontiamo qui (in sintesi) perché è un esempio importante di ciò che possiamo scoprire studiando da vicino gli oggetti del Sistema Solare. È infatti una scoperta che non avremmo potuto fare né da Terra né con i pur potenti telescopi spaziali.
La frantumazione inattesa. Grazie a Rosetta abbiamo scoperto che la frantumazione delle molecole di acqua e di anidride carbonica, che lasciando la cometa vanno a formare la chioma, è causata da elettroni, e non dai fotoni (i pacchetti di energia che arrivano dal Sole), come si credeva fino ad oggi.
A questa conclusione è arrivato il gruppo di ricercatori della Nasa che controllano lo strumento Alice, in grado di studiare la chioma della cometa in luce ultravioletta.
È un processo complesso e in più fasi. I fotoni che arrivano dal Sole colpiscono le molecole d’acqua della chioma e le ionizzano, ossia strappano elettroni dagli atomi delle molecole. Gli elettroni, a loro volta, vanno a colpire altre molecole di acqua e di anidride carbonica con un’energia tale da scindere la molecola dell’acqua in atomi di ossigeno e atomi di idrogeno, e l’anidride carbonica in atomi di carbonio e ossigeno.
Usando il telescopio spaziale Hubble i ricercatori avevano "visto" vapore acqueo e anidride carbonica, ma neppure con quello strumento era stato possibile interpretare correttamente il meccanismo messo in luce da Rosetta.
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